Cellule “Natural Killer” contro i tumori del colon-retto
Oggi è possibile rendere le cosiddette cellule “Natural Killer” (NK) più “intelligenti” nel riconoscere il tumore del colon-retto e nell’attaccarlo selettivamente, risparmiando i tessuti sani ed evitando l’insorgenza di gravi effetti collaterali. Grazie all’aggiunta di un recettore detto CAR (“Chimaeric antigen receptor”) diretto contro un bersaglio esposto dalle cellule tumorali, le cellule NK possono essere in grado di sollevare il “mantello dell’invisibilità” dietro il quale le cellule tumorali riescono a nascondersi e a proteggersi.
A dimostrare le potenzialità di questo nuovo approccio contro il cancro al colon-retto, un tumore che in Italia nel 2024 ha colpito circa 48mila persone, sono due studi realizzati dai ricercatori dell’Istituto di Candiolo, uno pubblicato su “Molecular Therapy” e un altro in corso di pubblicazione sul “Journal of Translational Medicine”. Entrambi i lavori sono stati condotti nell’ambito del progetto CAR-T nazionale di Alleanza contro il Cancro.
«Le NK sono un particolare tipo di cellule immunitarie, che pattugliano il corpo e quando individuano una cellula cancerosa la attaccano e la distruggono, prevenendo la crescita del tumore – ha spiegato il professor Enzo Medico, Direttore del Laboratorio di Oncogenomica dell’IRCCS di Candiolo –. Talvolta però le cellule tumorali trovano il modo per sfuggire a queste sentinelle: diventano ‘invisibili’ e creano un ambiente sfavorevole per le NK, evitando così che queste le riconoscano e distruggano. Grazie a queste contromisure il tumore riesce a svilupparsi ed evolvere, con le conseguenze che tutti conosciamo».
I due nuovi studi descrivono due modi diversi per indirizzare le cellule NK contro i tumori del colon-retto. In entrambi i lavori sperimentali, le cellule sono state “armate” con un recettore CAR in grado di riconoscere e attaccare solo le cellule del tumore del colon-retto.
«La prospettiva applicativa, in un futuro che si spera non troppo distante, è quella di infondere cellule NK così modificate nei pazienti il cui tumore del colon presenta entrambi i bersagli ad alti livelli – conclude il professor Medico –. I prossimi passi da compiere saranno renderle ancora più potenti senza che perdano la selettività, in modo da colmare progressivamente il divario fra i modelli di laboratorio e il letto del paziente».