Tumori della tiroide e ghiandole endocrine

Patologia

Il tumore della tiroide è una neoplasia che origina dalle cellule della tiroide, una ghiandola endocrina situata nel collo, appena sotto la cartilagine tiroidea. La tiroide ha la forma di una farfalla: le “ali” ai lati della laringe costituiscono i lobi, mentre la parte centrale che li unisce è chiamata istmo. Questa ghiandola produce ormoni fondamentali per il funzionamento dell’organismo, regolando il metabolismo, il battito cardiaco, la temperatura corporea e, nei bambini, lo sviluppo fisico e cognitivo.

Il tumore della tiroide colpisce soprattutto le donne tra i 40 e i 60 anni ed è il secondo tumore più frequente nelle donne al di sotto dei 50 anni.

I numeri in Italia

Secondo i dati del registro AIRTUM, nel 2024 sono state registrate in Italia circa 11.378 nuove diagnosi di tumore della tiroide (8.322 donne e 3.056 uomini). Negli ultimi decenni il numero di diagnosi è aumentato, anche grazie all’uso più diffuso dell’ecografia, che ha permesso di individuare tumori molto piccoli e talvolta indolenti.

Tipologie

Esistono diversi tipi di tumore della tiroide:

  • forme ben differenziate (papillare e follicolare): rappresentano l’85-90% dei casi;
  • forma scarsamente differenziata: 5-7% dei casi;
  • forma midollare: 5-7% dei casi;
  • forma indifferenziata o anaplastica: 2-3% dei casi; più aggressiva.

Oltre alla classificazione tradizionale, oggi si tengono in considerazione anche le caratteristiche molecolari dei tumori, che possono guidare trattamenti più personalizzati. La prognosi dipende dal tipo di tumore e dall’eventuale presenza di alterazioni molecolari. Le forme ben differenziate hanno generalmente un’ottima prognosi, mentre le forme scarsamente differenziate, midollari e anaplastiche richiedono approcci più complessi

Sintomi

La presenza di noduli di solito non altera la funzione della tiroide, e spesso chi ne è colpito non avverte sintomi specifici.

Il segnale più frequente di un tumore alla tiroide è la comparsa di un nodulo singolo all’interno della ghiandola, percepibile al tatto sul collo. È importante sottolineare che la maggior parte dei noduli tiroidei non è cancerosa: nella maggior parte dei casi si tratta di formazioni benigne. Solo circa il 5-10% dei noduli rappresenta un tumore maligno.
In rari casi, soprattutto nelle forme più aggressive, il tumore può presentarsi fin dall’inizio come una massa in rapida crescita che coinvolge sia la tiroide sia i linfonodi laterocervicali. Anche nei tumori meno aggressivi i linfonodi possono essere interessati, motivo per cui nelle persone più giovani è fondamentale un’accurata valutazione ecografica.

Fattori di rischio

Le donne sono più colpite degli uomini nella proporzione di 4 a 1.

Tra i fattori di rischio si segnalano:

  • la carenza di iodio che causa il gozzo, un aumento di volume della tiroide, spesso caratterizzato da numerosi noduli benigni della ghiandola. Il gozzo può predisporre alla trasformazione maligna delle cellule;
  • l’esposizione a radiazioni ionizzanti: il tumore della tiroide è più comune in persone che sono state trattate per diversi motivi con radioterapia sul collo oppure che sono state esposte a ricadute di materiale radioattivo. Questo effetto delle radiazioni è particolarmente accentuato in età infantile o adolescenziale e pertanto in questa età bisogna evitare, se possibile, anche radiazioni mediche (come TC e radiografie), specie se interessano il collo;
  • avere un parente stretto che ha avuto questo tipo di tumore. La forma midollare può essere sporadica (colpire un singolo individuo) o familiare (presentarsi in più membri della stessa famiglia). A volte è associata ad altre neoplasie endocrine, come il feocromocitoma, gli adenomi e tumori del pancreas endocrino e delle paratiroidi: in tal caso prende il nome di sindrome delle neoplasie endocrine multiple (MEN). Oggi si conosce il gene alterato alla base di questa patologia, l’oncogene RET, e la sua mutazione viene trasmessa da genitori ai figli. I familiari dei pazienti colpiti da carcinoma midollare sono invitati a sottoporsi a visite specialistiche e al test genetico per verificare la presenza dell’alterazione di RET responsabile, appunto, della forma ereditaria.

Diagnosi ed esami

Presso l’Istituto di Candiolo, il percorso diagnostico per accertare la presenza di un tumore della tiroide inizia con la visita otorinolaringoiatrica, alla quale partecipano il chirurgo otorinolaringoiatra/chirurgo generale, e l’endocrinologo. Durante la visita vengono valutati gli esiti degli esami che indicano la funzionalità della tiroide se il paziente li ha già eseguiti, oppure ne vengono prescritti di nuovi. Inoltre nel corso della visita il paziente viene sempre sottoposto a un’ecografia e successivamente, quando necessario, anche ad altri esami di imaging e di diagnostica interventistica (agoaspirato ecoguidato).

Ecografia del collo

L’Ecografia del collo è un esame non invasivo e di semplice esecuzione. Fornisce immagini ad elevata risoluzione della tiroide e permette così di evidenziare la presenza di noduli anche molto piccoli, che non possono essere scoperti manualmente, di valutarne le dimensioni e le principali caratteristiche. Inoltre permette di esaminare lo stato dei tessuti e dei linfonodi circostanti.

Fibrolaringoscopia

La Fibrolaringoscopia è un esame endoscopico che lo specialista otorinolaringoiatra può ritenere necessario per verificare il movimento delle corde vocali e per riscontrare eventuali anomalie sulla loro superficie. Per eseguirlo si utilizza un fibroscopio a fibre ottiche che, tramite un tubicino sottile e flessibile introdotto attraverso il naso del paziente, permette al medico una visione diretta dell’area da analizzare.

L’esame si esegue in un ambulatorio di otorinolaringoiatria e può essere effettuato senza necessità di anestetico oppure in anestesia locale.

Scintigrafia tiroidea

La scintigrafia tiroidea serve per valutare l’eccessiva funzionalità di uno o più nodi all’interno della tiroide e aiuta a discriminare la loro natura benigna o maligna.

Al paziente viene somministrato, per via endovenosa, un tracciante radioattivo (radiopertecnetato, 99mTc) che viene captato dalle cellule tiroidee. Le radiazioni emesse dal tracciante vengono rilevate da uno speciale apparecchio (gamma camera) che elabora le informazioni e produce una mappa della tiroide in cui è possibile distinguere le differenti tipologie di nodulo.

La procedura è semplice e indolore e la somministrazione del radiofarmaco non provoca reazioni allergiche.

TC e RMa del collo-torace

Questi esami radiologici possono essere necessari per ottenere una migliore definizione dell’estensione della malattia.

Scintigrafia paratiroidea e PET

La Scintigrafia paratiroidea con 99mTc-sestaMIBI e la PET con 18F-Colina sono esami che possono essere necessari quando l’ecografia o gli esami di laboratorio mostrano un’anomalia morfologica o funzionale delle ghiandole paratiroidee, piccole strutture di forma ovale che si trovano in prossimità della tiroide o, più raramente, al suo interno o nel mediastino.

Agoaspirato

Se l’ecografia evidenzia la presenza di noduli sospetti, è necessario prelevarne alcune cellule per accertare se si tratta di noduli benigni o maligni. Il prelievo, che si svolge tramite una procedura chiamata agoaspirato, si effettua di solito entro sette giorni dalla visita specialistica.

L’agoaspirato è una procedura ambulatoriale che non necessita di anestesia. Consiste nell’introduzione nei noduli sospetti, sotto la guida di un’ecografia, di un ago sottile con il quale vengono prelevate alcune cellule che verranno poi esaminate dall’anatomopatologo per individuarne le caratteristiche.

Esame citologico

L’esame citologico, cioè l’esame del materiale cellulare prelevato dai noduli, stabilisce innanzitutto se si tratta di noduli benigni (il caso più frequente) o maligni. Nel caso venisse confermata la presenza di un tumore, l’anatomo-patologo ne definirà le caratteristiche.  

I tumori della tiroide si suddividono in tre principali tipologie:

  • carcinoma differenziato, che può essere papillare o follicolare;
  • carcinoma midollare;
  • carcinoma indifferenziato o anaplastico.

I carcinomi differenziati papillari e follicolari sono i più diffusi (rispettivamente il 75% e il 15% di tutti i casi di tumore della tiroide) e sono anche quelli con la prognosi più favorevole, con un tasso di sopravvivenza del 90% a 20 anni dalla diagnosi.

Il carcinoma midollare riguarda il 5-10% di tutti i casi di tumore della tiroide. In un caso su quattro può essere causato dalla mutazione ereditaria del gene RET. Questo tumore tende a diffondersi in altri organi ma ha anch’esso una prognosi relativamente favorevole.  

Il carcinoma anaplastico è il più raro dei tumori della tiroide (1-3% dei casi) ma anche il più aggressivo e difficile da curare.

Il referto dell’esame citologico indicherà inoltre il grado di malignità dei noduli esaminati. A seconda di quanto sia alta la probabilità che un nodulo sia maligno, il referto conterrà la sigla TIR seguita da un numero compreso tra 1 e 5.

Questo il significato di ogni sigla:

  • TIR 1: l’agoaspirato non ha fornito cellule sufficienti per fare una diagnosi corretta ed è generalmente consigliata la ripetizione dell’esame ad eccezione delle lesioni cistiche  (TIR 1 C);
  • TIR 2: nodulo benigno;
  • TIR 3: (TIR 3A e TIR 3B) l’esame delle cellule non è sufficiente per fare la diagnosi, occorre esaminare anche il tessuto del nodulo (esame istologico);
  • TIR 4: sospetta malignità del nodulo;
  • TIR 5: nodulo maligno.

Terapie

Non appena disponibile l’esito dell’esame citologico, ogni caso clinico viene discusso nel Gruppo Interdisciplinare di Cura (GIC) – del quale fanno parte chirurghi, endocrinologi, medici nucleari e radiologi – per pianificare un percorso di cura personalizzato per il paziente.  

La decisione viene presa in base a diversi fattori, fra i quali il tipo di tumore, la sua estensione, gli eventuali effetti collaterali delle terapie e lo stato di salute generale del paziente.  Una volta definito l’intero percorso con le diverse opzioni terapeutiche, questo viene illustrato dal medico al paziente.  

Per alcuni pazienti selezionati, affetti da tumori particolarmente aggressivi e per i quali le terapie standard non si fossero rivelate efficaci, esiste anche la possibilità di ricevere terapie sperimentali all’interno di studi clinici condotti dai ricercatori dell’Istituto. Nel caso in cui questa opzione venga considerata praticabile dal team multidisciplinare, sarà proposta e spiegata al paziente con il quale verrà presa una decisione condivisa.

Trattamento chirurgico

La chirurgia di solito è il primo trattamento programmato, che può essere seguito da eventuali terapie adiuvanti, finalizzate cioè a ridurre il rischio di metastasi o di ricomparsa della malattia dopo l’intervento.

In genere si preferisce asportare tutta la ghiandola (intervento di tiroidectomia). Se tuttavia il nodulo maligno è di piccole dimensioni, può essere curato con un intervento conservativo di lobectomia, cioè con l’asportazione solo della parte di ghiandola intaccata dalla malattia.

L’intervento di tiroidectomia avviene attraverso un’incisione praticata nella parte anteriore del collo. Durante l’intervento, per migliorarne l’efficacia ed evitare ulteriori successive operazioni chirurgiche, il chirurgo può effettuare un campionamento intraoperatorio dei noduli sospetti o dei linfonodi adiacenti al tumore.  

L’intervento chirurgico si svolge sempre utilizzando il sistema di monitoraggio dei nervi ricorrenti (quelli che determinano il movimento delle corde vocali), al fine di ridurre il rischio di complicanze post operatorie. Una lesione di questi nervi infatti può provocare un’alterazione della voce e talvolta anche difficoltà nella respirazione.

Terapie complementari

Le terapie complementari o adiuvanti sono indicate dopo l’intervento chirurgico in caso di tumori aggressivi, che potrebbero ricomparire o che tendono a invadere altri organi. Le principali terapie adiuvanti per il tumore della tiroide sono la radio-iodio terapia e le terapie biologiche.

Terapia radiometabolica con radio-iodio

La Terapia radiometabolica con radio-iodio si utilizza quando il tumore papillare o follicolare della tiroide si è esteso ai tessuti vicini, ai linfonodi del collo o ad altri organi, oppure se mostra particolari caratteristiche istologiche (come la presenza di varianti aggressive).  

La terapia, che ha lo scopo di eliminare eventuali cellule tumorali rimaste nell’organismo dopo l’intervento chirurgico, consiste nell’assunzione per via orale di capsule di iodio radioattivo (131I) che viene captato dalle cellule tiroidee residue (benigne e maligne) e le distrugge tramite l’emissione di elettroni.  

La terapia prevede un ricovero di qualche giorno nel reparto di Medicina Nucleare, necessario per permettere il decadimento fisico del radiofarmaco somministrato e/o la sua eliminazione tramite deiezione.  

Terapie biologiche o a bersaglio molecolare

Le Terapie biologiche (terapie target o a bersaglio molecolare) sono farmaci mirati verso determinate molecole presenti solo sulle cellule tumorali e che agiscono contro uno o più meccanismi di crescita specifici del tumore. Sono indicati nei rari casi in cui la radio-iodio terapia non è risultata efficace e in caso di tumore avanzato o metastatico.  

La scelta della terapia biologica più adatta viene fatta in base alle caratteristiche istologiche del tumore, tra cui anche l’eventuale presenza di mutazioni nelle cellule tumorali. 

Supporto continuativo

Presso il nostro Istituto garantiamo un supporto costante prima, durante e dopo le cure, per accompagnare ogni paziente lungo tutto il percorso di trattamento e recupero.

Supporto psicologico

L’impatto del tumore nella vita di una persona riguarda anche la sfera psicologica: ammalarsi di cancro infatti è sempre un avvenimento traumatico che investe tutte le dimensioni della persona e che può generare ansia, paura, rabbia, depressione.

All’Istituto di Candiolo, accanto alle terapie d’avanguardia, il percorso terapeutico e assistenziale comprende sempre un supporto psico-oncologico qualificato che aiuta il paziente ad affrontare positivamente non solo le cure ma anche la delicata fase di recupero fisico e psicologico.

È possibile partecipare anche a gruppi di sostegno psicologico per confrontarsi con altre persone che hanno vissuto o vivono la stessa esperienza.

Linea diretta con gli specialisti

Per garantire un supporto tempestivo e diretto e ricevere risposte tempestive a dubbi e domande, all’Istituto di Candiolo è attivo un servizio di assistenza dedicato a tutti i pazienti.

Dal lunedì al venerdì, dalle 8.00 alle 17.00, è possibile contattare la segreteria del Day Hospital oncologico al numero 011.993.3775, segnalando la necessità di un consulto urgente.

Il paziente verrà rapidamente messo in contatto con il proprio medico specialista, per ricevere risposte chiare e un supporto immediato.

Cure continue e palliative

Il paziente oncologico è una persona con bisogni complessi che richiede un supporto multidisciplinare non solo per la malattia tumorale, ma anche per tutte le problematiche correlate.

All’Istituto di Candiolo, i pazienti che lo necessitano o lo richiedono possono accedere a specialisti in diverse aree per ricevere supporto nutrizionale, fisioterapia, terapia del dolore e gestione di altre patologie associate.

Assistenza sociale

Il Servizio Sociale dell’Istituto di Candiolo effettua colloqui di informazione e orientamento ai pazienti e ai loro familiari su come accedere ai servizi del territorio e su come ottenere le prestazioni assistenziali e previdenziali previste dalla legge (invalidità, agevolazioni per ausili e protesi, congedi lavorativi ecc.).

Il servizio è attivo il mercoledì e il venerdì dalle 9.00 alle 13.00 (telefono: 011 9933059).

Follow up

Con la conclusione del percorso di cura inizia il periodo di follow up, che consiste in un programma di controlli a lungo termine personalizzato per ogni paziente, sulla base del tipo di tumore curato, dell’età e del rischio di ricomparsa di malattia (recidiva).

La maggior parte dei tumori tiroidei presenta un basso rischio di recidiva; dal momento che però il tumore può ripresentarsi anche a distanza di molti anni dalla diagnosi, i controlli periodici devono essere eseguiti per tutta la vita.

Durante le visite di follow up vengono valutate le condizioni di salute del paziente e visionati i risultati di eventuali esami richiesti, di solito esami del sangue ed ecografia del collo; solo in casi selezionati, il medico può prescrivere la scintigrafia con radio-iodio o altri esami di secondo livello (TAC, PET o Risonanza Magnetica).

I pazienti ai quali è stata asportata la tiroide devono assumere per tutta la vita una terapia ormonale sostitutiva, necessaria per fornire all’organismo gli ormoni normalmente prodotti dalla tiroide, indispensabili per lo svolgimento di molte funzioni vitali. La terapia si assume ogni giorno per bocca.

Gruppo Interdisciplinare

Ogni tumore richiede, in tutte le fasi di gestione della malattia, un approccio multidisciplinare che all’Istituto di Candiolo è garantito da un team di diversi specialisti, appartenenti ai vari dipartimenti clinici e chirurgici dell’Istituto: questo team si chiama GIC (Gruppo Interdisciplinare di Cure). Il GIC assicura la presa in carico di ogni paziente per tutto l’iter diagnostico-terapeutico, comprese la prescrizione e la prenotazione degli esami e la comunicazione con il malato e con i suoi familiari. Il GIC definisce e condivide un percorso di cura personalizzato per ogni paziente, basato non solo sulla tipologia e lo stadio del tumore, ma anche sulle caratteristiche del paziente stesso. L’obiettivo è quello di garantirgli il risultato migliore dal punto di vista sia oncologico sia funzionale e il mantenimento di una buona qualità di vita.Il Gruppo lavora inoltre in stretta collaborazione con i ricercatori dell’Istituto per garantire ai pazienti un rapido accesso alle novità prodotte dalla ricerca nello screening, nella diagnosi e nelle terapie.

Divisioni cliniche

Il percorso diagnostico-terapeutico del tumore della tiroide e delle ghiandole endocrine a Candiolo coinvolge diverse divisioni cliniche, tra cui:

Studi clinici

All’Istituto di Candiolo i principali ambiti di studio sui tumori della tiroide riguardano:

  • utilizzo di tecniche diagnostiche all’avanguardia che permettono di analizzare il DNA e l’RNA delle cellule. Nei casi più complessi, vengono effettuati approfondimenti molecolari che aiutano a identificare nuovi tipi di tumore;
  • ricerca di nuovi marcatori molecolari, cioè indicatori nel sangue o nei tessuti collegati allo sviluppo dei tumori maligni della tiroide. Grazie a questi test, è possibile valutare con maggiore precisione se un nodulo tiroideo sia maligno prima di un eventuale intervento chirurgico;
  • analisi di specifiche mutazioni genetiche associate a forme più aggressive di tumore della tiroide. Analizzando i campioni dei noduli di difficile classificazione, è possibile capire meglio quanto possa essere aggressiva la lesione e migliorare così la gestione del paziente, adattando il trattamento alle caratteristiche del tumore.

Perché sceglierci

All’Istituto di Candiolo IRCCS, ogni paziente affetto da tumore della tiroide è seguito in modo altamente specializzato, grazie al lavoro sinergico di un Gruppo Interdisciplinare di Cura (GIC) dedicato.

Esperienza clinica e approccio su misura

Grazie all’elevato numero di casi trattati ogni anno, l’Istituto di Candiolo è un riferimento nazionale per la presa in carico dei tumori dell’esofago. L’esperienza maturata consente di affrontare anche le situazioni più complesse, sempre con un approccio personalizzato, costruito sul profilo clinico e personale di ciascun paziente.

Tecnologie di imaging e diagnostica avanzata

La definizione del piano terapeutico parte sempre da una diagnosi accurata e tempestiva. I pazienti hanno accesso a tecnologie di imaging di ultima generazione, che permettono una valutazione precisa dell’estensione della malattia.

Inoltre l’Istituto offre indagini di laboratorio avanzate e sofisticate, comprese analisi molecolari e genomiche, fondamentali per identificare caratteristiche biologiche del tumore e orientare le decisioni terapeutiche.

Tecniche chirurgiche mininvasive e multidisciplinarietà

Quando indicata, la chirurgia viene eseguita con tecniche mininvasive (laparoscopiche o toracoscopiche), che riducono il trauma operatorio, favoriscono un più rapido recupero e migliorano la qualità di vita post-intervento. Ogni scelta terapeutica viene definita all’interno del GIC, garantendo un approccio coerente e integrato.

Ricerca clinica e accesso ai trial

In quanto IRCCS, l’Istituto di Candiolo unisce alla pratica clinica una forte vocazione alla ricerca scientifica. I pazienti possono essere valutati per l’inserimento in trial clinici attivi, che rappresentano una possibilità concreta di accedere a terapie innovative, non ancora disponibili nella pratica standard. La collaborazione tra cura e ricerca è un valore distintivo che si traduce in opportunità concrete per il paziente.

Cura e supporto in ogni fase del percorso

Il Gruppo Interdisciplinare di Cura si prende cura della persona in ogni fase: dalla diagnosi alla terapia, fino al follow-up, con attenzione al supporto nutrizionale, alla salute psicologica e al reinserimento nella vita quotidiana. L’organizzazione dei controlli, delle visite e delle terapie è pensata per garantire continuità e serenità, valorizzando sempre la dimensione umana della cura.