Tumori ossei

Patologia

I tumori ossei possono svilupparsi direttamente dalle cellule che costituiscono lo scheletro, dando origine ai tumori primitivi dell’osso, oppure, più frequentemente, l’osso può diventare sede di metastasi, quando cellule tumorali provenienti da altri organi vi si insediano e formano i cosiddetti tumori ossei metastatici.

I tumori primitivi dell’osso possono essere benigni, con crescita locale senza capacità di diffondersi, oppure maligni, in grado di infiltrare i tessuti circostanti e metastatizzare ad altri organi, soprattutto ai polmoni.

I numeri in Italia

I tumori primitivi dell’osso sono tumori rari. In Italia si registrano circa 350 nuovi casi all’anno (1 ogni 100.000 abitanti). Colpiscono più spesso i giovani (età media intorno ai 20 anni); circa il 50% dei casi è diagnosticato prima dei 60 anni.

Mentre i tumori primitivi maligni sono rari, i tumori ossei metastatici sono in costante crescita, in considerazione dell’aumentata sopravvivenza dei pazienti.

Tipologie

Tutte le cellule ossee possono trasformarsi e generare un tumore primitivo dell’osso.La classificazione dei tumori primitivi dell’osso è articolata. Le forme maligne sono rare e comprendono:

  • Osteosarcoma
  • Sarcoma di Ewing
  • Condrosarcoma

Sintomi

I tumori delle ossa possono manifestarsi con dolore persistente e rigonfiamenti nella zona interessata, ma questi sintomi non sempre sono specifici. Talvolta il tumore limita i movimenti articolari o indebolisce la struttura ossea, aumentando il rischio di fratture spontanee.
Se a essere coinvolte sono le vertebre, possono comparire anche disturbi neurologici, come dolore irradiato, perdita di sensibilità o riduzione della forza muscolare. In alcuni casi, la malattia si accompagna a segnali più generici, come febbre o stanchezza diffusa.

Fattori di rischio

Le cause precise dei tumori ossei non sono ancora del tutto conosciute. Tuttavia, grazie allo studio delle caratteristiche della malattia, sono stati identificati alcuni fattori di rischio che possono aumentare la probabilità di svilupparla:

  • età e crescita: l’osteosarcoma compare più spesso nei bambini e negli adolescenti, proprio durante la fase in cui le ossa crescono più velocemente;
  • radioterapia: chi in passato è stato esposto a dosi elevate di radiazioni per curare altre malattie può avere un rischio maggiore;
  • cure oncologiche precedenti: alcune chemioterapie o il trapianto di cellule staminali possono predisporre alla malattia;
  • fattori ereditari:
    • alcune alterazioni genetiche, come quelle che riguardano i geni p53 e RB1, aumentano la probabilità di sviluppare sarcomi;
    • i bambini colpiti da retinoblastoma (un tumore raro della retina) hanno un rischio più alto di sviluppare osteosarcoma;
    • chi soffre di esostosi multiple ereditarie (piccole escrescenze delle ossa) ha più possibilità di sviluppare un condrosarcoma.

Diagnosi ed esami

I pazienti che accedono al programma multidisciplinare per i tumori dell’osso arrivano solitamente già con una diagnosi. In questa fase, il Gruppo Interdisciplinare di Cura (GIC) prende in carico la persona, valutando i sintomi presenti e il rischio di eventuali complicanze che potrebbero compromettere la qualità di vita.

Gli esami diagnostici

Per lo studio dei tumori ossei si possono utilizzare diverse metodiche di imaging:

  • Radiologia tradizionale, utile come primo approccio;
  • TC (Tomografia Computerizzata), per valutare in dettaglio la struttura ossea e le eventuali lesioni;
  • RM (Risonanza Magnetica), particolarmente indicata per studiare l’estensione della malattia ai tessuti circostanti;
  • PET, che fornisce informazioni sull’attività metabolica del tumore e sull’eventuale diffusione ad altre sedi.

La scelta dell’esame dipende sempre dal singolo caso clinico e dal quesito diagnostico da chiarire.

La diagnosi definitiva

Per arrivare a una diagnosi certa è sempre necessaria una biopsia, che può essere eseguita con tecniche guidate da TC o ecografia, oppure tramite un piccolo intervento chirurgico. Il materiale prelevato viene poi analizzato dall’anatomopatologo, che attraverso indagini istologiche, immunoistochimiche e, quando necessario, di biologia molecolare, definisce con precisione il tipo di tumore. Questo passaggio è cruciale, perché orienta le decisioni terapeutiche e consente di pianificare un percorso di cura personalizzato.

Terapie

Chirurgia ortopedica

L’oncologia ortopedica si occupa della gestione dei tumori dell’apparato muscolo-scheletrico, siano essi primitivi o secondari, benigni o maligni, attraverso interventi sia chirurgici che non chirurgici.

Negli ultimi anni, a causa della complessità e della specificità di queste patologie, l’oncologia ortopedica si è affermata come una specialità a sé stante nell’ambito dell’ortopedia.

L’obiettivo principale di questa disciplina è rimuovere i segmenti ossei coinvolti dai tumori e, allo stesso tempo, ricostruirli per consentire al paziente di preservare il più possibile la mobilità, le funzioni quotidiane e la vita di relazione, garantendo così la migliore qualità di vita possibile. Naturalmente, tutto ciò si accompagna al fine di ottenere il controllo della malattia.

La scelta della strategia terapeutica più adeguata, incluse le tecniche ricostruttive, nasce sempre dal confronto multidisciplinare tra gli specialisti coinvolti. In alcuni casi può essere utile posticipare l’intervento chirurgico a favore di terapie mediche o radioterapiche; in altri, l’intervento deve essere eseguito tempestivamente, ad esempio per ridurre il rischio di fratture o per la vicinanza della lesione a strutture anatomiche critiche.

Solo grazie alla collaborazione tra diversi specialisti è possibile ottimizzare i risultati, controllare il dolore e preservare gli organi coinvolti, elementi fondamentali per garantire la qualità di vita del paziente.

Radioterapia

La radioterapia consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali. Il trattamento viene eseguito presso la Divisione di Radioterapia in sedute giornaliere consecutive, dal lunedì al venerdì, in cicli che possono durare da una singola seduta sino a 10/15 sedute a seconda dell’intento e della dose da somministrare.

La radioterapia è largamente utilizzata nel caso di metastasi ossee per il suo noto potere antalgico.

Viene altresì utilizzata nel caso di prevenzione delle fratture patologiche facendo ricorso al suo potere ricalcificante e in caso di compressioni da parte del tessuto neoplastico di organi critici e vitali (ad esempio il midollo spinale).

Può avere un ruolo post-operatorio dopo una laminectomia decompressiva, un intervento chirurgico finalizzato alla decompressione del midollo spinale e/o delle radici spinali, in questo caso la radioterapia avrà il compito di sterilizzare da eventuali residui di tessuto tumorale il territorio interessato.

La radioterapia può avere intento curativo nel caso di situazioni in cui il numero delle localizzazioni ossee sia limitato e si persegua ancora la guarigione della malattia. In quest’ultimo caso si fa ricorso a tecniche speciali quali la radioterapia stereotassica. Si tratta di una radioterapia ad alte dosi ed altamente collimata che fa ricorso a un numero limitato di sedute, da una a cinque.

Radiologia interventistica

La radiologia interventistica è una branca operativa della radiologia medica che si serve della guida radiologica (ecografia, TC, fluoroscopia) per effettuare procedure mini-invasive, alternative alla chirurgia, per diagnosticare e trattare varie patologie tra cui quelle ossee.

Le principali procedure di radiologia interventistica ossea sono le seguenti:

  • Biopsia ossea: consiste nel prelievo, sotto guida ecografica o TC, di tessuto osseo di cui si sospetta l’interessamento tumorale. La procedura è generalmente ambulatoriale e viene eseguita mediante anestesia locale; consiste nel prelievo mediante una speciale cannula che asporta un piccolo frustolo di tessuto senza necessità di incisioni chirurgiche;
  • Vertebroplastica e osteoplastica: queste procedure consentono, attraverso l’impiego di cannule di pochi mm introdotte sotto guida radiologica, di iniettare delle resine nelle fratture o nelle lesioni ossee allo scopo di evitarne il peggioramento e di ridurre il dolore in associazione con radioterapia ed alla terapia medica. In alcuni casi queste procedure possono essere associate all’inserimento percutaneo di viti o protesi. La vertebroplastica può essere effettuata anche in fratture non direttamente causate dal tumore ma che necessitano di essere trattate per ridurre il dolore;
  • Termoablazione e Crioablazione: consistono nella distruzione mirata delle cellule tumorali mediante sonde che emettono temperature elevate o molto basse che vengono introdotte sotto guida radiologica. Tali procedure vengono effettuate in pazienti con poche lesioni neoplastiche in cui la radioterapia non sia eseguibile e possono essere associate a vertebroplastica e osteoplastica. 

Terapia del dolore

Il dolore da metastasi ossee è il più comune tra i pazienti oncologici, coinvolgendo circa un terzo dei casi. Questo tipo di dolore influisce significativamente sulla qualità della vita, riducendo la capacità di deambulazione e aumentando il rischio di deficit neurologici e fratture patologiche.

Il dolore osseo si manifesta tipicamente con tre componenti: dolore di base, dolore spontaneo e dolore indotto dal movimento.

Il trattamento è multimodale e può includere analgesici sistemici, bifosfonati, chemioterapia, radioterapia, interventi ortopedici e tecniche di neuromodulazione.

Non esistono linee guida farmacologiche specifiche per le metastasi ossee; pertanto, il trattamento del dolore segue le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e della European Society for Medical Oncology (ESMO).

La valutazione dell’efficacia delle terapie deve basarsi su misure soggettive del dolore, sulla qualità della vita e sul giudizio del paziente.

Secondo l’OMS, il trattamento farmacologico si articola in una scala a tre gradini:

  • Primo gradino: farmaci per dolore lieve (paracetamolo, FANS), con o senza farmaci adiuvanti;

  • Secondo gradino: oppioidi deboli per dolore lieve-moderato (codeina, tramadolo, tapentadolo), con o senza farmaci adiuvanti;

  • Terzo gradino: oppioidi forti per dolore moderato-severo (morfina, metadone, fentanyl, buprenorfina, ossicodone, idromorfone), con o senza farmaci adiuvanti.

La scala può essere estesa a un quarto gradino, che prevede la rotazione o il cambio della via di somministrazione (elastomeri sottocutanei o endovenosi), e a un quinto gradino, riservato a interventi invasivi come pompe intratecali, stimolatori midollari o cordotomie, nei pazienti refrattari ad altre terapie.

I farmaci, non oppioidi o oppioidi, possono essere associati a cortisonici, antiepilettici, anestetici locali, antidepressivi, anti-nausea o anti-stipsi, in base all’intensità e al tipo di dolore e agli effetti collaterali. Gli antinfiammatori sono raccomandati sia come primo gradino sia in associazione agli oppioidi per dolore severo, ma il loro utilizzo deve considerare le condizioni cliniche del paziente.

Una terapia analgesica efficace, secondo l’OMS, deve:

  • prevenire il dolore assumendo i farmaci a orari regolari (la somministrazione “al bisogno” è riservata al breakthrough pain);

  • essere semplice da assumere, privilegiando la via orale;

  • poter essere modificata tempestivamente quando l’analgesico perde efficacia;

  • essere personalizzata in dosaggio, tipo di farmaco e via di somministrazione.

Un approccio farmacologico corretto permette di controllare il dolore in oltre il 90% dei pazienti con metastasi ossee.

Supporto continuativo

Presso il nostro Istituto garantiamo un supporto costante prima, durante e dopo le cure, per accompagnare ogni paziente lungo tutto il percorso di trattamento e recupero.

Cure continue e palliative

Il paziente oncologico è una persona con bisogni complessi che richiede un supporto multidisciplinare non solo per la malattia tumorale, ma anche per tutte le problematiche correlate.

All’Istituto di Candiolo, i pazienti che lo necessitano o lo richiedono possono accedere a specialisti in diverse aree per ricevere supporto nutrizionale, fisioterapia, terapia del dolore e gestione di altre patologie associate.

Gestione degli effetti collaterali

Le cure per i tumori ossei comportano spesso effetti collaterali che impattano più o meno pesantemente sulla qualità di vita. Si possono però attenuare e in alcuni casi prevenire con trattamenti specifici e/o con un adeguato stile di vita.

All’Istituto di Candiolo i medici e gli infermieri del team multidisciplinare sono a disposizione del paziente per fornirgli tutto il supporto necessario a gestire i diversi effetti collaterali che dovrà affrontare nel percorso di cura.

Supporto psicologico 

L’impatto del tumore nella vita di una persona riguarda anche la sfera psicologica: ammalarsi di cancro infatti è sempre un avvenimento traumatico che investe tutte le dimensioni della persona e che può generare ansia, paura, rabbia, depressione.

All’Istituto di Candiolo, accanto alle terapie d’avanguardia, il percorso terapeutico e assistenziale comprende sempre un supporto psico-oncologico qualificato che aiuta il paziente ad affrontare positivamente non solo le cure ma anche la delicata fase di recupero fisico e psicologico.

È possibile partecipare anche a gruppi di sostegno psicologico per confrontarsi con altre persone che hanno vissuto o vivono la stessa esperienza.

Linea diretta con gli specialisti

Il paziente oncologico è spesso un paziente fragile, che nel suo percorso di malattia necessita di aiuto e supporto: quando avverte un disturbo, che sia esso legato alla malattia o a un effetto collaterale della terapia, deve poter ricevere il parere di uno specialista in tempi rapidi, attraverso una “corsia preferenziale”.

Per questo motivo, all’Istituto di Candiolo è attivo tutti i giorni, dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 17.00, un servizio di assistenza: basta telefonare alla segreteria del Day Hospital oncologico (011 993 3775) segnalando la necessità di un consulto urgente e il paziente viene rapidamente contattato dal proprio medico specialista.

Assistenza sociale

Il Servizio Sociale dell’Istituto di Candiolo effettua colloqui di informazione e orientamento ai pazienti e ai loro familiari su come accedere ai servizi del territorio e su come ottenere le prestazioni assistenziali e previdenziali previste dalla legge (invalidità, agevolazioni per ausili e protesi, congedi lavorativi ecc.).

Il servizio è attivo il mercoledì e il venerdì dalle 9.00 alle 13.00 (telefono: 011 9933059).

Gruppo Interdisciplinare

Ogni tumore richiede, in tutte le fasi di gestione della malattia, un approccio multidisciplinare che all’Istituto di Candiolo è garantito da un team di diversi specialisti, appartenenti ai vari dipartimenti clinici e chirurgici dell’Istituto: questo team si chiama GIC (Gruppo Interdisciplinare di Cure). Il GIC assicura la presa in carico di ogni paziente per tutto l’iter diagnostico-terapeutico, comprese la prescrizione e la prenotazione degli esami e la comunicazione con il malato e con i suoi familiari. Il GIC definisce e condivide un percorso di cura personalizzato per ogni paziente, basato non solo sulla tipologia e lo stadio del tumore, ma anche sulle caratteristiche del paziente stesso. L’obiettivo è quello di garantirgli il risultato migliore dal punto di vista sia oncologico sia funzionale e il mantenimento di una buona qualità di vita.Il Gruppo lavora inoltre in stretta collaborazione con i ricercatori dell’Istituto per garantire ai pazienti un rapido accesso alle novità prodotte dalla ricerca nello screening, nella diagnosi e nelle terapie.

Divisioni cliniche

Il percorso diagnostico-terapeutico dei tumori ossei a Candiolo coinvolge diverse divisioni cliniche, tra cui:

Perché sceglierci

All’Istituto di Candiolo IRCCS, ogni paziente affetto da tumori ossei è seguito secondo canoni di altissima specializzazione, grazie al lavoro sinergico di un Gruppo Interdisciplinare di Cura (GIC) dedicato.

Esperienza clinica e approccio su misura

Grazie all’elevato numero di casi trattati ogni anno, l’Istituto di Candiolo è un riferimento nazionale per la presa in carico dei tumori dell’esofago. L’esperienza maturata consente di affrontare anche le situazioni più complesse, sempre con un approccio personalizzato, costruito sul profilo clinico e personale di ciascun paziente.

Tecnologie di imaging e diagnostica avanzata

La definizione del piano terapeutico parte sempre da una diagnosi accurata e tempestiva. I pazienti hanno accesso a tecnologie di imaging di ultima generazione, che permettono una valutazione precisa dell’estensione della malattia.

Inoltre l’Istituto offre indagini di laboratorio avanzate e sofisticate, comprese analisi molecolari e genomiche, fondamentali per identificare caratteristiche biologiche del tumore e orientare le decisioni terapeutiche.

Tecniche chirurgiche mininvasive e multidisciplinarietà

Quando indicata, la chirurgia viene eseguita con tecniche mininvasive (laparoscopiche o toracoscopiche), che riducono il trauma operatorio, favoriscono un più rapido recupero e migliorano la qualità di vita post-intervento. Ogni scelta terapeutica viene definita all’interno del GIC, garantendo un approccio coerente e integrato.

Ricerca clinica e accesso ai trial

In quanto IRCCS, l’Istituto di Candiolo unisce alla pratica clinica una forte vocazione alla ricerca scientifica. I pazienti possono essere valutati per l’inserimento in trial clinici attivi, che rappresentano una possibilità concreta di accedere a terapie innovative, non ancora disponibili nella pratica standard. La collaborazione tra cura e ricerca è un valore distintivo che si traduce in opportunità concrete per il paziente.

Cura e supporto in ogni fase del percorso

Il Gruppo Interdisciplinare di Cura si prende cura della persona in ogni fase: dalla diagnosi alla terapia, fino al follow-up, con attenzione al supporto nutrizionale, alla salute psicologica e al reinserimento nella vita quotidiana. L’organizzazione dei controlli, delle visite e delle terapie è pensata per garantire continuità e serenità, valorizzando sempre la dimensione umana della cura.