Mielomi

Patologia

Il mieloma multiplo (MM) è una malattia del sangue che nasce da un’alterazione delle plasmacellule, cellule del sistema immunitario che derivano dai linfociti B e che normalmente hanno il compito di produrre anticorpi per difenderci dalle infezioni.
Quando queste cellule diventano tumorali, iniziano a crescere in modo non controllato e a funzionare in maniera anomala. Questo può danneggiare il midollo osseo, le ossa e altri organi, compromettendo la normale produzione delle cellule sane del sangue.

Tipologie

Oltre al mieloma multiplo, esistono altre condizioni che interessano le plasmacellule e che è importante distinguere:

  • gammopatia monoclonale di incerto significato (MGUS): è una condizione benigna in cui nel midollo osseo è presente un piccolo gruppo di plasmacellule alterate (meno del 10%) senza sintomi. Viene spesso individuata nel corso di esami del sangue di routine ed è una condizione molto frequente nella popolazione generale. Questa condizione non rappresenta una malattia e non richiede alcuna terapia, ma solo controlli regolari, semestrali o annuali;
  • plasmacitoma solitario: è un accumulo localizzato di plasmacellule tumorali, che può svilupparsi nelle ossa o nei tessuti molli, senza interessare il resto del midollo osseo. In genere si tratta con terapie mirate sul punto colpito, in particolare con la radioterapia;
  • amiloidosi: in questo caso le plasmacellule producono una proteina anomala (sostanza amiloide) che si deposita in organi e tessuti, danneggiandone la funzione.

Distinguere queste condizioni è fondamentale, perché ognuna richiede un approccio diverso: dal semplice monitoraggio fino a trattamenti specifici.

I numeri in Italia

Il mieloma multiplo è una malattia relativamente rara: rappresenta circa l’1,6% di tutti i tumori diagnosticati negli uomini e l’1,5% di quelli diagnosticati nelle donne. È leggermente più frequente nel sesso maschile, con un’incidenza media stimata in 11 nuovi casi ogni 100.000 uomini e circa 8 ogni 100.000 donne.

Ogni anno vengono diagnosticati circa 6.000 nuovi casi, un numero in crescita grazie anche a diagnosi più tempestive e accurate.
Oggi l’obiettivo degli ematologi non è solo trattare la malattia, ma sempre più spesso trasformarla in una condizione cronica e gestibile nel tempo, permettendo ai pazienti di mantenere una buona qualità di vita.

Sintomi

I sintomi e i segni più frequenti associati al mieloma multiplo sono:

  • anemia (ovvero abbassamento dei valori di emoglobina nel sangue) che si manifesta con stanchezza e affaticamento eccessivi, pallore cutaneo, mancanza di fiato;
  • aumento dei valori di calcio nel sangue che si manifesta con irritabilità, confusione, sonnolenza, nausea, stipsi, perdita dell’appetito ma che può essere asintomatico se di lieve entità;
  • aumento dei valori di creatinina nel sangue fino all’insufficienza renale acuta con necessità di dialisi;
  • dolore osseo causato da fratture patologiche ovvero che insorgono in assenza di traumatismi rilevanti. Le ossa più colpite sono di solito le vertebre, il costato, il bacino e i femori.

È importante ricordare che i sintomi descritti possono essere comuni a molte patologie differenti, spesso meno gravi del mieloma multiplo. Tuttavia, se questi segni/sintomi non sono spiegati da altre cause facilmente indagabili o se si associano alla presenza di una componente monoclonale è opportuna una valutazione da parte dell’ematologo.

Fattori di rischio

Le cause precise del mieloma multiplo non sono ancora conosciute. Sappiamo però che la malattia è più frequente con l’avanzare dell’età: quasi 4 diagnosi su 10 riguardano persone oltre i 70 anni, mentre è molto rara sotto i 40 anni (circa il 2%).

Spesso il mieloma è preceduto da una condizione chiamata gammopatia monoclonale di significato incerto (MGUS). La MGUS è generalmente silente e viene scoperta per caso durante esami del sangue eseguiti per altri motivi. Pur non richiedendo trattamento, richiede un monitoraggio regolare per individuare eventuali cambiamenti, perché in alcuni casi può evolvere verso il mieloma multiplo, anche se la maggior parte dei pazienti con MGUS non sviluppa la malattia.

Diagnosi ed esami

Il percorso diagnostico del mieloma multiplo inizia di solito per accertare la causa di segni o sintomi sospetti rilevati dal medico di famiglia, oppure dopo che è stata riscontrata la presenza di una componente monoclonale nel sangue o nelle urine in corso di esami di controllo eseguiti per altri motivi. In particolare, gli esami con cui viene individuata sono l’elettroforesi delle proteine, il dosaggio delle catene leggere libere sieriche, e la raccolta delle urine delle 24 ore con ricerca della proteinuria di Bence Jones tramite immunofissazione.
La presenza di una componente monoclonale è comune a molte condizioni, anche non patologiche, ed è solo grazie alla valutazione di un medico che si può stabilire se vi è il sospetto della presenza di un mieloma multiplo. Nel caso vi sia il sospetto si procede con indagini di secondo livello.

Biopsia del midollo osseo e agoaspirato midollare

La biopsia del midollo osseo e l’agoaspirato midollare hanno lo scopo di verificare se ci sono plasmacellule tumorali nel midollo osseo

Se sono presenti in quantità maggiore del 10% di tutte le cellule presenti nel midollo osseo si conferma la diagnosi di mieloma multiplo. Se sono presenti in quantità minore del 10% si parla di gammopatia monoclonale di incerto significato MGUS, condizione non patologica e non richiedente trattamento. 

La procedura si esegue ambulatorialmente in anestesia locale e consiste nell’aspirazione di qualche millilitro di sangue midollare e nel prelievo di un piccolo frammento osseo dal bacino . I campioni vengono inviati in anatomia patologica per la valutazione. 

Oltre all’esame istologico e all’immunofenotipo, che servono a quantificare il numero di plasmacellule e a valutarne le caratteristiche, con l’agoaspirato midollare viene eseguito un esame citogenetico (chiamato FISH) che valuta la presenza o meno di alcune alterazioni cromosomiche delle plasmacellule che conferiscono caratteristiche di maggiore aggressività della malattia. Questo esame è essenziale per definire lo stadio della malattia.

Altre biopsie

Nei casi in cui si sospetti un plasmacitoma isolato, cioè un accumulo di plasmacellule tumorali in un’unica area ossea o in un altro organo senza coinvolgimento diffuso del midollo osseo, è necessario prelevare un campione della lesione stessa tramite biopsia per eseguire l’esame istologico e confermare la diagnosi.

Se invece il sospetto riguarda un’amiloidosi, i medici possono richiedere una biopsia del grasso periombelicale o delle ghiandole salivari minori, aree in cui la proteina anomala prodotta dalle plasmacellule (la cosiddetta sostanza amiloide) tende ad accumularsi. La biopsia del grasso periombelicale è una procedura semplice e rapida che si esegue ambulatorialmente, senza anestesia, prelevando piccoli frammenti di tessuto adiposo vicino all’ombelico. La biopsia delle ghiandole salivari viene invece eseguita dall’otorinolaringoiatra.

In casi più rari, la sostanza amiloide può essere ricercata direttamente nell’organo sospetto di accumulo, come il rene, l’intestino o lo stomaco, tramite una biopsia mirata.

Esami radiologici

Per andare a ricercare le lesioni ossee tipiche del mieloma multiplo, chiamate lesioni osteolitiche, si possono effettuare diversi esami strumentali:

  • il primo esame che viene richiesto è una TAC (tomografia assiale computerizzata) di tutto il corpo a bassa dose di radiazioni senza mezzo di contrasto che esamina tutti i segmenti scheletrici corporei alla ricerca di tali lesioni;
  • in alternativa alla TC il medico può richiedere una TC-PET (tomografia a emissione di positroni) che ha la stessa funzione e identifica le lesioni ossee come aree “metabolicamente attive”. La PET-TC richiede l’utilizzo di un mezzo di contrasto a base di glucosio radiomarcato. La PET-TC ha il vantaggio di poter valutare la risposta di malattia in corso di trattamento, che risulta più difficile valutare con la sola TC;
  • In aggiunta o in alternativa a uno di questi due esami, il medico può richiedere una risonanza magnetica di colonna e bacino o di tutto il corpo senza mezzo di contrasto, esame più lungo ma dotato di maggiore sensibilità rispetto alla TC.

La scelta tra uno di questi tre esami è stabilita dal medico in base alle caratteristiche del paziente e della malattia.

Stadiazione

Per definire lo stadio del mieloma multiplo è necessario eseguire un prelievo del sangue per il dosaggio dei valori di albumina, beta-2 microglobulina e LDH, e l’esame citogenetico FISH descritto prima che si effettua su un campione di agoaspirato midollare. 
La combinazione di questi esami definisce tre stadi di malattia, che comportano un’aggressività crescente e una prognosi più o meno favorevole. È importante sottolineare che la terapia è la stessa in tutti gli stadi di malattia, ma la stadiazione serve al medico per impostare il monitoraggio del paziente in corso di trattamento.

Valutazione della funzione d’organo

Per aiutare il medico nella scelta della terapia ottimale per il paziente, che sia efficace ma allo stesso tempo non presenti tossicità eccessive, possono essere richiesti esami strumentali quali l’ecocardiografia che valuta la funzione cardiaca, e la spirometria che valuta la funzionalità polmonare.

Terapie

Dopo la conferma della diagnosi, gli specialisti del team multidisciplinare valutano una serie di fattori per pianificare un percorso di cura personalizzato per il paziente. 

Le strategie terapeutiche nel mieloma multiplo comprendono l’immunoterapia, l’utilizzo di farmaci biologici, la chemioterapia, l’autotrapianto di cellule staminali, l’utilizzo di steroidi e la radioterapia.

Immunoterapia

L’immunoterapia consiste nell’utilizzo di farmaci in grado di combattere la malattia utilizzando meccanismi analoghi a quelli del sistema immunitario, o ripristinando la capacità del sistema immunitario del paziente di attaccare e distruggere le cellule tumorali.

I farmaci immunoterapici utilizzati nel trattamento del mieloma multiplo sono:

  • anticorpi monoclonali: anticorpi analoghi a quelli prodotti dal nostro organismo per combattere le infezioni, sono tuttavia prodotti in laboratorio per “riconoscere” e colpire alcuni marcatori presenti prevalentemente sulle cellule tumorali. Una volta legatisi al bersaglio inducono la distruzione della cellula malata;
  • farmaci immunoconiugati: anticorpi monoclonali a cui sono state unite in laboratorio delle sostanze tossiche per la cellula tumorale. Una volta somministrati gli anticorpi riconoscono i marcatori presenti sulle cellule tumorali, vi si legano e “scaricano” nella cellula tumorale la sostanza tossica, causandone la morte;
  • anticorpi bispecifici: anticorpi addestrati per riconoscere contemporaneamente due marcatori, uno presente sulle cellule tumorali e uno presente sulle cellule sane del sistema immunitario del paziente. La cellula malata e la cellula sana vengono quindi “avvicinate” e la cellula sana viene indotta dal farmaco ad attaccare e distruggere la cellula malata;
  • terapia cellulare con cellule CAR-T: queste cellule rappresentano una delle innovazioni più recenti nel trattamento del mieloma multiplo. La terapia viene effettuata prelevando dal sangue del paziente le cellule del suo sistema immunitario (in particolare i linfociti T), che vengono inviati in un laboratorio dove vengono “addestrati” a combattere il tumore. In particolare, vengono indotti a esprimere sulla loro superficie degli anticorpi diretti contro un marcatore specifico presente sul tumore. I linfociti vengono quindi reinfusi tramite normale flebo nel sangue del paziente, in modo che possano dirigersi sulle cellule tumorali, riconoscerle e distruggerle. Questo tipo di terapia si esegue con una sola infusione e viene eseguita in regime di ricovero, per monitorare gli effetti collaterali causati dall’infiammazione dovuta alla somministrazione della terapia.

Farmaci biologici

I farmaci biologici sono farmaci in grado di bloccare alcune vie di segnalazione della cellula tumorale inducendone la distruzione.

Ne fanno parte gli inibitori del proteasoma come bortezomib e carfilzomib e gli agenti immunomodulanti come la talidomide, lenalidomide e pomalidomide. 

Chemioterapia

La chemioterapia comprende farmaci che eliminano le cellule tumorali sfruttandone la maggiore velocità di riproduzione rispetto a quelle sane.

Poiché interferisce con i meccanismi di replicazione delle cellule, la chemioterapia danneggia anche le cellule sane dell’organismo, causando effetti collaterali che fortunatamente scompaiono una volta terminata la cura e che sono comunque ben controllati con le moderne terapie di supporto.

Autotrapianto di cellule staminali

L’autotrapianto di cellule staminali viene utilizzato per permettere l’uso di chemioterapie ad alte dosi, più potenti di quelle normalmente somministrabili, con l’obiettivo di eliminare il maggior numero possibile di cellule tumorali.

Poiché queste terapie ad alte dosi possono danneggiare temporaneamente il midollo osseo, cioè l’organo che produce le cellule del sangue, le cellule staminali prelevate in precedenza vengono reinfuse nel paziente. In questo modo il midollo può rigenerarsi rapidamente, ristabilendo la produzione di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.

Questo tipo di terapia viene eseguito in regime di ricovero, della durata media di 3 settimane.

Radioterapia

La radioterapia è una modalità di trattamento che utilizza radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali

Nel mieloma multiplo la radioterapia viene utilizzata soprattutto a scopo antalgico, ovvero per ridurre il dolore causato dalle lesioni osteolitiche o dalle masse di plasmacellule tumorali. 

Può anche essere utilizzata a scopo curativo e a dosi maggiori nel trattamento dei plasmocitomi.

Terapia di supporto con bifosfonati

A tutti i pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi viene proposta una terapia con infusioni mensili di acido zoledronico (Zometa) per almeno un anno e fino a due anni dall’inizio del trattamento.

Questo farmaco serve a rinforzare le ossa colpite dalle lesioni osteolitiche del mieloma per evitare l’insorgenza di fratture patologiche.

Per poter ricevere l’acido zoledronico è necessaria una buona funzionalità renale e una valutazione odontoiatrica che escluda la presenza di carie o infezioni dentali in atto. Queste, infatti, aumentano il rischio di osteonecrosi mandibolare, un effetto collaterale che raramente può insorgere durante l’assunzione del farmaco.

Nella scelta del piano di cura personalizzato vengono presi in considerazione l’età del paziente, il suo stato generale di salute e la sua storia medica. Il programma terapeutico viene quindi discusso insieme al paziente, proponendogli scelte alternative in caso di efficacia equivalente.

Nel caso di pazienti con età inferiore a 70 anni e senza significative patologie viene proposta una terapia più intensiva che comprende una immunoterapia con anticorpi monoclonali, immunomodulanti e inibitori del proteosoma, seguita da chemioterapia ad alte dosi e il trapianto di cellule staminali autologhe. A questo segue un terapia di mantenimento di tipo immunologico.

Ai pazienti più anziani o con problemi di salute rilevanti viene proposta una terapia di combinazione a due o tre farmaci biologici e/o immunoterapici con minore tossicità ma buona efficacia, che consenta un buon controllo di malattia preservando la qualità di vita. 

Per alcuni pazienti selezionati, affetti da forme particolarmente aggressive e per i quali le terapie standard non si fossero rivelate efficaci, esiste anche la possibilità di ricevere terapie sperimentali all’interno di studi clinici condotti dai ricercatori dell’Istituto. Nel caso in cui questa opzione venga considerata praticabile dal Gruppo Interdisciplinare, sarà proposta e spiegata al paziente con il quale verrà presa una decisione condivisa.

Pazienti candidati a trapianto autologo

La terapia per i pazienti candidati all’autotrapianto di cellule staminali si articola in diverse fasi, utilizzando combinazioni di farmaci per ottenere la massima efficacia contro le plasmacellule tumorali:

La prima fase, chiamata induzione, prevede la somministrazione di tre o quattro farmaci biologici e immunoterapici con l’obiettivo di eliminare rapidamente la maggior parte delle cellule tumorali. Quando le condizioni del paziente lo consentono, l’induzione può essere effettuata in day hospital, con farmaci somministrati da infermieri per via sottocutanea o endovenosa e farmaci orali assunti a domicilio. La combinazione più efficace attualmente utilizza l’anticorpo monoclonale daratumumab, insieme a bortezomib, talidomide e cortisone, per quattro cicli di 28 giorni ciascuno.

Terminata l’induzione, si procede alla raccolta delle cellule staminali emopoietiche autologhe, cioè le cellule precursori di tutti i componenti del sangue provenienti dallo stesso paziente. La raccolta avviene tramite una procedura chiamata staminoaferesi, simile a una lunga donazione di sangue, che non risulta invasiva e può essere effettuata in day hospital o ricovero.

Dopo la raccolta, il paziente viene ricoverato per il trapianto autologo. Durante il ricovero, viene somministrata una chemioterapia ad alte dosi con melfalan, che serve a eliminare eventuali plasmacellule residue. Successivamente, le cellule staminali raccolte vengono reinfuse, in una procedura simile a una trasfusione, per accelerare la ripresa del midollo e la produzione di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.

Dopo la dimissione possono essere somministrati due cicli di consolidamento, simili a quelli della fase di induzione, per rafforzare la risposta terapeutica. Infine, viene proposta una terapia di mantenimento con un farmaco biologico non chemioterapico, assunto per via orale a domicilio, per prolungare la remissione della malattia. Durante questa fase, il paziente effettua controlli periodici in day hospital, a intervalli progressivamente più lunghi, per monitorare lo stato della malattia e le condizioni cliniche.

Pazienti non candidati a trapianto autologo

Ai pazienti non candidabili a trapianto autologo vengono offerte combinazioni di due o tre farmaci immunoterapici e biologici somministrati in regime di day hospital da infermieri specializzati.

L’età da sola non è un criterio sufficiente per definire il tipo di terapia ottimale per lo specifico paziente, ma vengono presi in considerazione anche le patologie associate, il grado di autonomia funzionale e la presenza di caregiver.

Ogni opzione viene discussa tenendo sempre in considerazione la volontà e le preferenze del paziente. 

Pazienti con recidiva di mieloma multiplo

Il mieloma multiplo può essere considerato come una patologia cronica, che alterna periodi di remissione di malattia a recidive o ricadute che necessitano nuovi trattamenti.

Fortunatamente esistono molte opzioni terapeutiche anche per il mieloma ricaduto: queste comprendono sempre combinazioni di farmaci immunoterapici e biologici, solitamente diverse da quelle utilizzate alla diagnosi, proprio per andare a colpire la cellula tumorale in bersagli differenti. 

La chemioterapia invece ha un ruolo molto marginale nel mieloma ricaduto e viene raramente utilizzata.  

Terapia degli altri mielomi

Mieloma multiplo asintomatico

Esistono casi in cui sono presenti delle plasmacellule tumorali che non si associano alla presenza dei segni e sintomi tipici del mieloma multiplo.

In questi casi si parla di mieloma multiplo asintomatico o “smoldering” che non richiede trattamento ma solo un monitoraggio periodico della componente monoclonale e degli esami laboratoristici (ogni 3-6 mesi) e radiologico con risonanza magnetica (almeno annuale).

Il mieloma asintomatico è a rischio di evoluzione a mieloma sintomatico, e l’entità del rischio dipende da diversi fattori clinici e biologici, in base ai quali si imposta la cadenza dei controlli.

L’obiettivo è andare a intercettare l’evoluzione a mieloma sintomatico prima che si verifichino alterazioni gravi negli esami.

È importante ricordare che ci sono pazienti con mieloma asintomatico che non svilupperanno mai dei sintomi e potranno proseguire con i soli controlli a latenza progressivamente maggiore.

Plasmocitoma solitario

La terapia d’elezione del plasmacitoma solitario è la radioterapia.

La radioterapia viene somministrata in sedute quotidiane dal lunedì al venerdì, per alcune settimane, a seconda del dosaggio di radiazione programmato. Le sedute di solito durano pochi minuti.

Amiloidosi

I farmaci utilizzati nel trattamento dell’amiloidosi sono gli stessi utilizzati nel mieloma multiplo.

La dose e l’intensità delle terapie viene attentamente modulata in base alla sede di accumulo della proteina anomala che viene prodotta dalle plasmacellule malate.

La terapia richiede una gestione multidisciplinare che può coinvolgere il nefrologo, il cardiologo e/o il gastroenterologo.

Supporto continuativo

Presso il nostro Istituto garantiamo un supporto costante prima, durante e dopo le cure, per accompagnare ogni paziente lungo tutto il percorso di trattamento e recupero.

Gestione degli effetti collaterali 

Le cure per il mieloma multiplo comportano spesso effetti collaterali che impattano più o meno pesantemente sulla qualità di vita. Si possono però attenuare e in alcuni casi prevenire con trattamenti specifici e/o con un adeguato stile di vita.

All’Istituto di Candiolo i medici e gli infermieri del team multidisciplinare sono a disposizione del paziente per fornirgli tutto il supporto necessario a gestire i diversi effetti collaterali che dovrà affrontare nel percorso di cura.

Linea diretta con gli specialisti

Per garantire un supporto tempestivo e diretto e ricevere risposte tempestive a dubbi e domande, all’Istituto di Candiolo è attivo un servizio di assistenza dedicato a tutti i pazienti.

Dal lunedì al venerdì, dalle 8.00 alle 17.00, è possibile contattare la segreteria del Day Hospital oncologico al numero 011.993.3775, segnalando la necessità di un consulto urgente.

Il paziente verrà rapidamente messo in contatto con il proprio medico specialista, per ricevere risposte chiare e un supporto immediato.

Cure continue e palliative

Il paziente oncologico è una persona con bisogni complessi che richiede un supporto multidisciplinare non solo per la malattia tumorale, ma anche per tutte le problematiche correlate.

All’Istituto di Candiolo, i pazienti che lo necessitano o lo richiedono possono accedere a specialisti in diverse aree per ricevere supporto nutrizionale, fisioterapia, terapia del dolore e gestione di altre patologie associate.

Assistenza sociale

Il Servizio Sociale dell’Istituto di Candiolo effettua colloqui di informazione e orientamento ai pazienti e ai loro familiari su come accedere ai servizi del territorio e su come ottenere le prestazioni assistenziali e previdenziali previste dalla legge (invalidità, agevolazioni per ausili e protesi, congedi lavorativi ecc.).

Il servizio è attivo il mercoledì e il venerdì dalle 9.00 alle 13.00 (telefono: 011 9933059).

Follow up

La risposta al trattamento viene valutata innanzitutto con il dosaggio della componente monoclonale nel siero e/o nell’urina ogni ciclo o ogni 2-3 cicli: se il trattamento è efficace la componente monoclonale dovrebbe infatti andare a diminuire progressivamente fino a non essere più rilevabile.

Quando la componente monoclonale scompare o si riduce più del 90% , il medico può richiedere anche una rivalutazione con agoaspirato midollare per valutare la riduzione – nei casi ottimali la scomparsa – delle plasmacellule tumorali nel midollo osseo. Quest’ultima valutazione non è obbligatoria nella pratica clinica, ma fornisce informazioni circa la malattia residua che possono essere utili dal punto di vista prognostico.

Inoltre, il medico richiederà in corso di trattamento una rivalutazione radiologica con lo stesso esame effettuato alla diagnosi (TAC total body a basso dosaggio, TAC-PET o risonanza magnetica). Questi esami verranno effettuati periodicamente durante il trattamento con tempistiche valutate dal medico. Le terapie del mieloma multiplo sono quasi tutte croniche, ovvero vengono proseguite in modo continuativo fino a ricaduta di malattia, a meno che non vengano sviluppate tossicità da trattamento.

In caso di ricaduta, solitamente individuata da un incremento della componente monoclonale associato o meno alla ripresa dei segni o sintomi di malattia, il medico richiederà una nuova biopsia osteomidollare con agoaspirato per quantificare nuovamente le plasmacellule tumorali e valutare le condizioni generali del midollo osseo. Inoltre, verrà effettuata una nuova indagine radiologica per identificare potenziali lesioni osteolitiche di nuova insorgenza.

Gruppo Interdisciplinare

Ogni tumore richiede, in tutte le fasi di gestione della malattia, un approccio multidisciplinare che all’Istituto di Candiolo è garantito da un team di diversi specialisti, appartenenti ai vari dipartimenti clinici e chirurgici dell’Istituto: questo team si chiama GIC (Gruppo Interdisciplinare di Cure). Il GIC assicura la presa in carico di ogni paziente per tutto l’iter diagnostico-terapeutico, comprese la prescrizione e la prenotazione degli esami e la comunicazione con il malato e con i suoi familiari. Il GIC definisce e condivide un percorso di cura personalizzato per ogni paziente, basato non solo sulla tipologia e lo stadio del tumore, ma anche sulle caratteristiche del paziente stesso. L’obiettivo è quello di garantirgli il risultato migliore dal punto di vista sia oncologico sia funzionale e il mantenimento di una buona qualità di vita.Il Gruppo lavora inoltre in stretta collaborazione con i ricercatori dell’Istituto per garantire ai pazienti un rapido accesso alle novità prodotte dalla ricerca nello screening, nella diagnosi e nelle terapie.

Divisioni cliniche

Il percorso diagnostico-terapeutico dei mielomi Candiolo coinvolge diverse divisioni cliniche, tra cui:

Studi clinici

I ricercatori dell’Istituto di Candiolo sono attivamente coinvolti in diversi progetti sul mieloma multiplo, sia a livello nazionale che internazionale. Questi includono studi di laboratorio e trial clinici con farmaci innovativi non ancora disponibili nella pratica clinica, ampliando così le possibilità terapeutiche per i pazienti.

In casi selezionati, i pazienti possono inoltre avere l’opportunità di partecipare a trial clinici che mirano a valutare l’efficacia e la sicurezza di nuove tecniche chirurgiche, farmaci o approcci terapeutici innovativi. La partecipazione a questi studi rappresenta una possibilità importante per accedere a trattamenti all’avanguardia, sempre sotto attento controllo medico.

Perché sceglierci

All’Istituto di Candiolo IRCCS, ogni paziente affetto da mieloma è seguito secondo canoni di altissima specializzazione, grazie al lavoro sinergico di un Gruppo Interdisciplinare di Cura (GIC) dedicato.

Esperienza clinica e approccio su misura

Grazie all’elevato numero di casi trattati ogni anno, l’Istituto di Candiolo è un riferimento nazionale per la presa in carico dei tumori dell’esofago. L’esperienza maturata consente di affrontare anche le situazioni più complesse, sempre con un approccio personalizzato, costruito sul profilo clinico e personale di ciascun paziente.

Tecnologie di imaging e diagnostica avanzata

La definizione del piano terapeutico parte sempre da una diagnosi accurata e tempestiva. I pazienti hanno accesso a tecnologie di imaging di ultima generazione, che permettono una valutazione precisa dell’estensione della malattia.

Inoltre l’Istituto offre indagini di laboratorio avanzate e sofisticate, comprese analisi molecolari e genomiche, fondamentali per identificare caratteristiche biologiche del tumore e orientare le decisioni terapeutiche.

Ricerca clinica e accesso ai trial

In quanto IRCCS, l’Istituto di Candiolo unisce alla pratica clinica una forte vocazione alla ricerca scientifica. I pazienti possono essere valutati per l’inserimento in trial clinici attivi, che rappresentano una possibilità concreta di accedere a terapie innovative, non ancora disponibili nella pratica standard. La collaborazione tra cura e ricerca è un valore distintivo che si traduce in opportunità concrete per il paziente.

Cura e supporto in ogni fase del percorso

Il Gruppo Interdisciplinare di Cura si prende cura della persona in ogni fase: dalla diagnosi alla terapia, fino al follow-up, con attenzione al supporto nutrizionale, alla salute psicologica e al reinserimento nella vita quotidiana. L’organizzazione dei controlli, delle visite e delle terapie è pensata per garantire continuità e serenità, valorizzando sempre la dimensione umana della cura.