Patologia
Il tumore del colon-retto è una delle neoplasie più comuni e interessa il grosso intestino, che ha la funzione principale di assorbire l’acqua e compattare le feci e viene suddiviso in colon (ascendente, trasverso, discendente e sigma) e retto (la parte terminale vicina all’ano). Negli ultimi vent’anni, l’incidenza di questa neoplasia è aumentata, ma parallelamente sono migliorati i tassi di sopravvivenza grazie a diagnosi più precoci e trattamenti più efficaci.
Tipologie
La maggior parte dei tumori del colon-retto deriva dalla trasformazione maligna di polipi, piccole escrescenze della mucosa intestinale considerate forme precancerose. Non tutti i polipi hanno lo stesso rischio di evolvere in tumore, ma è fondamentale monitorarli e rimuoverli quando necessario per prevenire la comparsa del cancro.
Dal punto di vista istologico, il tumore più comune è l’adenocarcinoma, che si sviluppa dalle cellule epiteliali della mucosa intestinale. Esistono vari sottotipi, tra cui quello mucinoso o a cellule ad anello con castone, che possono presentare caratteristiche particolari.
Il tumore colon-retto si presenta in modo diverso a seconda della sede: il sigma e il retto sono le aree più frequentemente coinvolte (oltre il 50% dei casi), seguite dal colon ascendente, con circa il 20% dei casi. Mentre il tumore del colon colpisce in modo simile uomini e donne, quello del retto è più comune negli uomini, con un rapporto di circa 2 a 1.
I numeri in Italia
Secondo il registro AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), nel 2023 in Italia il tumore del colon retto ha registrato circa 50.500 nuove diagnosi (uomini = 26.800; donne = 23.700). Questo tumore ha un’incidenza fortemente legata all’età, con il 90% dei casi diagnosticati in persone sopra i 50 anni.
Fattori di rischio
Nella maggior parte dei casi, la causa precisa del tumore del colon-retto rimane sconosciuta. Tuttavia, esistono diversi fattori che possono aumentare la probabilità di sviluppare questa neoplasia:
- Alimentazione: una dieta ricca di grassi e proteine animali, in particolare un elevato consumo di carne rossa e povera di fibre (frutta e verdura) può contribuire ad aumentare il rischio, che può essere ancora più alto se si fa anche largo uso di alcolici;
- Obesità, fumo e vita sedentaria: possono accrescere il rischio di sviluppare un tumore del colon-retto;
- Patologie intestinali: chi soffre di malattie infiammatorie croniche dell’intestino, come la colite ulcerosa o il morbo di Crohn, presenta un rischio più elevato di sviluppare questo tipo di tumore;
- Alterazioni genetiche ereditarie: avere in famiglia parenti stretti (genitori, fratelli o sorelle) con tumore del colon-retto diagnosticato in giovane età (ad esempio sotto i 45 anni) o in più membri della stessa famiglia può indicare una predisposizione ereditaria. In questi casi, il medico può indirizzare il paziente verso centri specializzati per effettuare test genetici, utili a valutare il rischio e, se necessario, programmare controlli più frequenti e mirati.
Solo circa il 5% dei tumori del colon-retto è dovuto a mutazioni genetiche ereditarie. Le due principali sindromi genetiche collegate a un aumentato rischio sono:
- poliposi adenomatosa familiare (FAP): caratterizzata dalla formazione di numerosi polipi benigni nel colon che, senza controllo, possono evolvere in tumori maligni;
- carcinoma colo-rettale ereditario non associato a poliposi (HNPCC): in questa condizione, i tumori intestinali possono comparire in giovane età e interessare diverse aree dell’intestino.
Sintomi
I segnali del tumore del colon-retto possono includere:
- sangue rosso chiaro o scuro nelle feci;
- cambiamenti nell’alvo, come diarrea o stitichezza, persistenti da oltre sei settimane;
- perdita di peso ingiustificata;
- dolori addominali o anali;
- sensazione di evacuazione incompleta.
Spesso si può avvertire stanchezza, soprattutto se il tumore provoca sanguinamento e anemia, che può causare anche difficoltà respiratorie. In alcuni casi, l’ostruzione intestinale provoca nausea, vomito, dolore addominale e senso di pienezza.
Anche se questi sintomi possono dipendere da altre condizioni, è fondamentale consultare sempre un medico per una valutazione.
Diagnosi ed esami
Il percorso diagnostico inizia di solito per accertare la causa di sintomi sospetti rilevati dal medico di famiglia, oppure dopo che è stata riscontrata la presenza di sangue occulto nelle feci nell’ambito dei programmi di screening regionali per la diagnosi precoce dei tumori del colon-retto. In caso di sospetto tumore colo-rettale si possono effettuare alcuni esami strumentali dei quali il primo e il più importante è la colonscopia.
Per completare la stadiazione, ovvero la valutazione dell’estensione della malattia, può essere necessaria una tomografia assiale computerizzata (TAC) di torace e addome completo con mezzo di contrasto e, nel caso delle neoplasie rettali, una risonanza magnetica nucleare (RMN) della pelvi.
Colonscopia
La colonscopia è un esame endoscopico che si esegue presso la presso la Divisione di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva; permette al gastroenterologo di esaminare la parete interna dell’intestino, partendo dal retto e risalendo sino al colon, tramite il colonscopio, una sonda montata su un tubo lungo e flessibile e dotata di videocamera, che viene inserita nel retto e che rimanda le immagini allo schermo di un computer. La sonda permette anche al medico di prelevare frammenti di tessuto anomalo (quindi di effettuare biopsie) o di asportare eventuali polipi (o adenomi) – escrescenze che si formano sulla parete interna dell’intestino e che possono trasformarsi in tumori – che verranno poi sottoposti a esame istologico.
La procedura, che si svolge di solito in regime ambulatoriale, può essere fastidiosa o anche dolorosa, per questo di solito viene somministrato un leggero sedativo. Nei giorni precedenti l’esame è prevista una preparazione che viene illustrata al paziente nel momento della prenotazione dell’esame.
Colonscopia virtuale
La colonscopia virtuale può essere utile per completare la diagnosi quando la colonscopia non è risultata sufficiente. Si effettua presso la Divisione di Radiodiagnostica e consiste in una TAC a bassa dose di radiazioni che permette al radiologo di ottenere immagini tridimensionali dell’intestino.
La procedura prevede la somministrazione per bocca di un mezzo di contrasto contenente iodio e l’introduzione di una piccola sonda rettale che non provoca dolore. Questo esame tuttavia non permette di asportare eventuali polipi.
Una volta accertata la presenza del tumore, possono essere necessari altri esami strumentali per valutare le dimensioni, la posizione e l’eventuale diffusione della malattia in altri organi.
Per completare la diagnosi del tumore del colon si possono eseguire:
- TAC dell’addome e della pelvi con mezzo di contrasto,
- Ecografia dell’addome,
- Radiografia del torace.
Per la diagnosi del tumore del retto invece possono essere necessari:
- Risonanza Magnetica della pelvi con mezzo di contrasto,
- Ecografia trans-rettale,
- Eco-endoscopia.
Analisi dei marker tumorali nel sangue
Tramite un esame del sangue è inoltre possibile misurare la quantità di due particolari proteine che possono essere prodotte dalle cellule del tumore del colon-retto (per questo sono definite marker tumorali): il CEA (Antigene Carcino-Embrionario) e il CA19-9. La loro concentrazione è collegata all’estensione del tumore e di solito aumenta con il suo progredire, quindi questi marcatori, quando presenti, aiutano a valutare la gravità della malattia, a seguirne l’andamento della malattia e a valutare l’efficacia delle cure.
Analisi istologica e citologica
La diagnosi definitiva del tumore del colon-retto si ottiene attraverso l’esame istologico, eseguito da un anatomo-patologo sui campioni di tessuto prelevati durante la colonscopia.
I polipi rimossi vengono analizzati per forma, dimensioni e caratteristiche cellulari, così da stabilirne la natura benigna o maligna. Se il polipo è maligno (adenocarcinoma), le cellule vengono valutate in base al loro grado di somiglianza con le cellule sane, alla velocità di crescita e alla capacità di invadere i tessuti circostanti. Questi elementi permettono di definire il grado di malignità del tumore, generalmente espresso su una scala da 1 a 3.
L’esame istologico si applica anche ai frammenti di tessuto prelevati durante la colonscopia in zone sospette. Se il tumore ha già infiltrato la parete intestinale o altre strutture, può essere segno di una malattia più avanzata e di un possibile rischio di metastasi.
Questo passaggio è fondamentale perché fornisce informazioni precise che guidano la scelta del trattamento più adeguato, permettendo di personalizzare il percorso di cura e aumentare le probabilità di successo.
Analisi molecolare
In caso di tumore avanzato o metastatico, si esegue l’analisi del profilo molecolare del tumore per identificare eventuali alterazioni dei geni della malattia. Le informazioni ottenute con questa analisi sono importanti per stabilire la prognosi e pianificare la strategia terapeutica per ciascun paziente: alcune alterazioni infatti sono associate a un andamento migliore o peggiore della malattia e alla sensibilità ai farmaci a bersaglio molecolare.
In particolare si valutano le eventuali mutazioni di geni come RAS e BRAF, che determinano la sopravvivenza delle cellule e la loro proliferazione, e le mutazioni dei geni MMR, coinvolti nelle funzioni di riparazione del DNA.
Terapie
Dopo la conferma della diagnosi, gli specialisti del team multidisciplinare valutano una serie di fattori per pianificare un percorso di cura personalizzato per il paziente. Oltre al tipo di tumore, le sue dimensioni e la sua eventuale diffusione ad altre parti del corpo, vengono considerati anche l’età del paziente, il suo stato generale di salute e la sua storia medica. Il piano terapeutico viene quindi discusso insieme al paziente, proponendogli scelte alternative in caso di efficacia equivalente.
A seconda dello stadio del tumore sono indicate diverse strategie di cura che comprendono la chirurgia, la chemioterapia, la radioterapia, la radiologia interventistica e le terapie a bersaglio molecolare:
- se il tumore è limitato allo strato più superficiale (stadio I) è sufficiente l’asportazione chirurgica;
- se il tumore interessa strati più profondi della parete intestinale senza intaccare i linfonodi (stadio II), nei casi che presentino uno o più fattori sfavorevoli viene raccomandata una chemioterapia al fine di ridurre il rischio di recidiva;
- la chemioterapia è invece sempre indicata quando il tumore ha intaccato uno o più linfonodi (stadio III); se si tratta di un tumore del retto, la chemioterapia viene somministrata prima dell’intervento, in combinazione con la radioterapia, per ridurre le dimensioni della massa tumorale;
- se il tumore si è diffuso in altri organi (stadio IV), si possono utilizzare tutte le diverse terapie comprese quelle a bersaglio molecolare e l’immunoterapia, quando possibile;
- per alcuni pazienti selezionati, il cui tumore presenta caratteristiche peculiari o per il quale le terapie standard non si fossero rivelate efficaci, esiste anche la possibilità di ricevere terapie sperimentali all’interno di studi clinici condotti dai ricercatori dell’Istituto. Nel caso in cui questa opzione venga considerata praticabile dal team multidisciplinare, sarà proposta e spiegata al paziente con il quale verrà presa una decisione condivisa.
Trattamenti endoscopici
Il trattamento endoscopico viene spesso considerato per i tumori precoci del colon retto, in particolare per il carcinoma in situ o i tumori superficiali. Queste opzioni terapeutiche includono:
- resezione endoscopica della mucosa (EMR): è una procedura endoscopica che consente di rimuovere le lesioni superficiali o precancerose del colon retto senza la necessità di un intervento chirurgico aperto;
- dissezione endoscopica estesa alla sottomucosa (ESD): è una tecnica endoscopica avanzata che consente di rimuovere tumori più grandi e invasivi, che si estendono alla sottomucosa del colon retto.
Chirurgia
L’intervento chirurgico viene effettuato nella quasi totalità dei casi di tumore del colon-retto, soprattutto se la malattia è negli stadi iniziali. A seconda della sede e all’estensione del tumore l’intervento può essere più o meno conservativo.
Se il tumore è di piccole dimensioni e in fase molto iniziale, è possibile asportarlo direttamente durante la colonscopia, quindi per via endoscopica.
Anche i tumori del retto iniziali e di piccole dimensioni, se la loro posizione lo consente, possono essere asportati per via endoscopica attraverso l’ano.
Se invece il tumore ha invaso parte dei tessuti circostanti, è necessario l’intervento chirurgico che, all’Istituto di Candiolo, viene sempre effettuato, quando possibile, con tecniche mininvasive, laparoscopiche e robotiche, cioè con l’ausilio di strumenti dotati di telecamera che vengono introdotti nella cavità intestinale attraverso piccole incisioni nella zona addominale. Queste procedure riducono il tempo di degenza e le complicanze post-operatorie rispetto alla chirurgia tradizionale.
Le tecnologie innovative di chirurgia mininvasiva di cui dispone l’Istituto – come le colonne laparoscopiche 4K e la fluorescenza intraoperatoria – offrono al chirurgo un orientamento spaziale estremamente dettagliato e gli permettono di effettuare manovre con la massima precisione in interventi anche complessi.
Durante l’intervento di rimozione di una parte o dell’intero colon (colectomia) vengono asportati i segmenti di colon colpiti dal tumore e i linfonodi circostanti, dopodiché le estremità dell’intestino interrotto vengono ricongiunte. Quando il chirurgo deve asportare la parte finale dell’intestino, o quando è necessario tenere a riposo il tratto d’intestino operato per favorirne la cicatrizzazione, il colon viene deviato e messo in comunicazione con l’esterno tramite un’apertura (stoma) creata dal chirurgo sull’addome e collegata a una sacca per la raccolta delle feci. Questa procedura, chiamata colostomia, nella maggior parte dei casi è temporanea – e quindi il normale transito intestinale viene ripristinato in un intervento successivo – ma in alcuni casi può essere anche definitiva.
In ogni caso dopo questo tipo di intervento è necessaria la riabilitazione fisica e psicologica del paziente.
Il recupero dopo l’intervento – il protocollo ERAS
All’Istituto di Candiolo l’intervento chirurgico è integrato da un protocollo di gestione clinico-assistenziale post-operatoria chiamato ERAS (Enhanced Recovery After Surgery – Miglior recupero dopo un intervento chirurgico), che favorisce un rapido recupero dell’autonomia del paziente dopo l’intervento, diminuisce i tempi di ricovero e riduce l’incidenza di complicanze.
Il protocollo coinvolge un team di diversi specialisti (chirurgo, anestesista, dietista, infermiere, psicologo, fisioterapista, operatore socio-sanitario) che gestiscono in modo coordinato il percorso del paziente, e si basa sul controllo del dolore, sull’utilizzo di tecniche chirurgiche mininvasive, sul counselling preoperatorio e su una precoce riabilitazione post operatoria.
Offre al paziente un supporto nutrizionale che evita il digiuno pre-operatorio, un’anestesia mirata che gli consente di alimentarsi rapidamente per via naturale, un ridotto utilizzo di sondini, drenaggi e flebo e una mobilizzazione precoce.
Chemioterapia
Con il termine chemioterapia si intendono i farmaci volti a bloccare o eliminare le cellule tumorali sfruttandone la maggiore velocità di riproduzione rispetto a quelle sane. Poiché interferisce con i meccanismi di replicazione delle cellule, la chemioterapia danneggia anche le cellule sane dell’organismo, causando effetti collaterali che fortunatamente nella maggior parte dei casi scompaiono una volta terminata la cura.
Prima dell’inizio della terapia, l’oncologo fornisce le indicazioni sui farmaci da utilizzare e sui comportamenti da assumere per alleviare gli effetti collaterali.
Nel tumore del colon-retto la chemioterapia può essere effettuata in diversi momenti del percorso di cura:
- dopo l’intervento chirurgico (chemioterapia adiuvante) per ridurre il rischio di ricaduta della malattia (recidiva);
- prima dell’intervento (chemioterapia neoadiuvante) per ridurre la massa tumorale e agevolarne l’asportazione chirurgica; nei tumori del retto la chemioterapia neoadiuvante è associata alla radioterapia;
- quando il tumore si è diffuso in altri organi, quindi è metastatico, per alleviare i sintomi della malattia, migliorare la qualità di vita e prolungare la sopravvivenza. In casi selezionati la
chemioterapia, riducendo le dimensioni delle metastasi, permette di integrare nel trattamento
della malattia metastatica altre strategie di cura (chirurgia, radiologia interventistica,
radioterapia).
Esistono molti farmaci chemioterapici e spesso vengono usati in associazione tra loro.
Le modalità di somministrazione della chemioterapia variano a seconda del tipo di tumore e dei farmaci: può essere assunta per bocca, sotto forma di compresse, ma più spesso viene somministrata per via endovenosa. La somministrazione endovenosa si esegue in ambulatorio e la sua durata può variare da minuti a ore a seconda dei farmaci utilizzati.
La chemioterapia si esegue “a cicli”: ogni ciclo si protrae per alcuni giorni ed è seguito da qualche settimana di riposo. Il numero di cicli dipende dal tipo di tumore e, ovviamente, dalla risposta ai farmaci, che può variare molto da paziente a paziente.
Terapie biologiche (terapie a bersaglio molecolare)
Le terapie biologiche, dette anche terapie a bersaglio molecolare o target therapy, sono trattamenti mirati che agiscono selettivamente su specifici bersagli presenti soprattutto nelle cellule tumorali. Questi bersagli – come recettori, enzimi o fattori di crescita – sono coinvolti nei processi che favoriscono la crescita incontrollata delle cellule, la resistenza alle terapie tradizionali e la formazione di nuovi vasi sanguigni che nutrono il tumore.
Un obiettivo importante nelle cure del tumore del colon-retto è la proteina EGFR (recettore del fattore di crescita dell’epidermide). Quando questo recettore viene bloccato, si può interrompere l’attivazione del gene RAS, implicato nella proliferazione e nella diffusione del tumore. In questo ambito agiscono farmaci specifici, come cetuximab e panitumumab, anticorpi monoclonali prodotti in laboratorio che imitano l’azione del sistema immunitario.
Un’altra strategia è inibire l’angiogenesi, cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni che permettono al tumore di crescere e diffondersi. In questo caso, farmaci come bevacizumab e aflibercept bloccano il fattore di crescita vascolare VEGF.
Queste terapie si somministrano per via endovenosa e, nella maggior parte dei casi, vengono associate alla chemioterapia nei pazienti con malattia avanzata o metastatica. L’obiettivo è migliorare l’efficacia del trattamento, rallentare la progressione della malattia e, quando possibile, prolungare la sopravvivenza mantenendo una buona qualità di vita.
Immunoterapia
L’immunoterapia è un approccio terapeutico che non agisce direttamente sulle cellule tumorali, ma riattiva le difese del sistema immunitario, spesso indebolite o bloccate dal tumore stesso.
Nel tumore del colon-retto, la ricerca sta studiando farmaci capaci di “togliere il freno” al sistema immunitario, permettendogli di riconoscere ed eliminare nuovamente le cellule tumorali. Questi farmaci, detti inibitori dei checkpoint immunitari, si sono dimostrati efficaci solo in una sottopopolazione di pazienti (circa il 15%) il cui tumore presenta un difetto nei meccanismi di riparazione del DNA (mismatch repair deficiency, dMMR).
Al momento, l’immunoterapia nel colon-retto è impiegata in ambito sperimentale e soprattutto in alcuni casi di malattia metastatica, ma i risultati preliminari indicano un potenziale promettente, aprendo la strada a terapie sempre più personalizzate.
Radioterapia
La radioterapia consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia mirato a livello della massa tumorale. Non necessita di ricovero e si somministra in sedute giornaliere consecutive, dal lunedì al venerdì.
La radioterapia non è utilizzata di solito per i tumori del colon, se non quando la malattia è avanzata (IV stadio) o ha sviluppato metastasi a scopo palliativo.
È, invece, indicata per la cura dei tumori del retto, di solito associata alla chemioterapia, e può essere impiegata prima della chirurgia con finalità neoadiuvante, per ridurre l’estensione della massa tumorale, oppure dopo l’intervento con finalità adiuvante, per ridurre il rischio di recidiva lovale. È anche utilizzata a scopo palliativo nei tumori del retto localmente avanzati, per alleviare i sintomi e rallentare la progressione del tumore.
Supporto continuativo
All’Istituto di Candiolo i medici e gli infermieri del team multidisciplinare sono a disposizione del paziente per fornirgli tutto il supporto necessario a gestire i diversi effetti collaterali che dovrà affrontare nel percorso di cura.
Gestione degli effetti collaterali
Le cure per il tumore del colon-retto comportano spesso effetti collaterali che impattano più o meno pesantemente sulla qualità di vita. Si possono però attenuare e in alcuni casi prevenire con trattamenti specifici e/o con un adeguato stile di vita.
All’Istituto di Candiolo i medici e gli infermieri del team multidisciplinare sono a disposizione del paziente per fornirgli tutto il supporto necessario a gestire i diversi effetti collaterali che dovrà affrontare nel percorso di cura.
Supporto psicologico
L’impatto del tumore nella vita di una persona riguarda anche la sfera psicologica: ammalarsi di cancro infatti è sempre un avvenimento traumatico che investe tutte le dimensioni della persona e che può generare ansia, paura, rabbia, depressione.
All’Istituto di Candiolo, accanto alle terapie d’avanguardia, il percorso terapeutico e assistenziale comprende sempre un supporto psico-oncologico qualificato che aiuta il paziente ad affrontare positivamente non solo le cure ma anche la delicata fase di recupero fisico e psicologico.
È possibile partecipare anche a gruppi di sostegno psicologico per confrontarsi con altre persone che hanno vissuto o vivono la stessa esperienza.
Linea diretta con gli specialisti
Il paziente oncologico è spesso un paziente fragile, che nel suo percorso di malattia necessita di aiuto e supporto: quando avverte un disturbo, che sia esso legato alla malattia o a un effetto collaterale della terapia, deve poter ricevere il parere di uno specialista in tempi rapidi, attraverso una “corsia preferenziale”.
Per questo motivo, all’Istituto di Candiolo è attivo tutti i giorni, dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 17.00, un servizio di assistenza: basta telefonare alla segreteria del Day Hospital oncologico (011.993.3775) segnalando la necessità di un consulto urgente e il paziente viene rapidamente contattato dal proprio medico specialista.
Cure continue e cure palliative
Il percorso di cura per un paziente oncologico non riguarda solo la malattia, ma l’intera persona. Affrontare un tumore significa convivere con sintomi fisici, come il dolore o il calo di peso, e con un impatto emotivo che può essere profondo. Per questo è fondamentale un sostegno completo, che tenga conto sia del corpo sia della mente.
All’Istituto di Candiolo, ogni paziente che lo desideri o ne abbia bisogno può contare su un team multidisciplinare pronto a prendersi cura di ogni aspetto della sua salute e del suo benessere, offrendo:
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supporto nutrizionale, per mantenere forza ed energie durante i trattamenti
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supporto psicologico, per affrontare le difficoltà emotive e ritrovare equilibrio
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fisioterapia, per preservare e recuperare la mobilità e la qualità di vita
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medicazione e gestione di dispositivi per accessi venosi, per garantire sicurezza e comfort
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terapia del dolore, per ridurre al minimo la sofferenza fisica
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gestione di eventuali altre patologie, per un’assistenza completa e personalizzata
Consulenza genetica
Soltanto il 5% dei casi di tumori del colon-retto è causato da rare patologie genetiche ereditarie.
Le più note sono:
- Poliposi Adenomatosa Familiare (FAP), dovuta a mutazioni nel gene MUTYH, che aumenta il rischio di sviluppare, oltre al tumore del colon, anche altri tipi di cancro;
- Sindrome di Lynch che aumenta il rischio di sviluppare il tumore del colon-retto, oltre ad altri tumori, prima dei 50 anni.
L’Istituto di Candiolo dispone di un ambulatorio per il counselling genetico dove un medico genetista, esperto di tumori eredo-familiari, offre ai pazienti che ne necessitano una consulenza per la valutazione del rischio oncologico e la possibilità di eseguire i test genetici.
Le persone ad alto rischio genetico di sviluppare un tumore del colon-retto vengono inserite in un programma di sorveglianza diagnostica specifica.
Assistenza sociale
Il Servizio Sociale dell’Istituto di Candiolo effettua colloqui di informazione e orientamento ai pazienti e ai loro familiari su come accedere ai servizi del territorio e su come ottenere le prestazioni assistenziali e previdenziali previste dalla legge (invalidità, agevolazioni per ausili e protesi, congedi lavorativi ecc.).
Il servizio è attivo il mercoledì e il venerdì dalle 9.00 alle 13.00 – Telefono: 011 993 3059
Follow up
Con la conclusione del percorso terapeutico inizia una fase altrettanto importante: il follow-up.
In questo periodo, attraverso visite ed esami programmati, vengono monitorati gli effetti collaterali delle terapie, la loro efficacia e il recupero funzionale del paziente.
Il follow-up ha un ruolo fondamentale: permette di individuare precocemente eventuali recidive e intervenire tempestivamente con le terapie più adatte.
Per il paziente, ogni incontro di controllo è anche un momento di dialogo con il proprio medico, per condividere dubbi, sintomi o nuove esigenze, e ricevere rassicurazioni e indicazioni personalizzate.
Il medico specialista definisce un calendario di controlli su misura, stabilendo frequenza e tipo di esami in base allo stadio iniziale della malattia e ai trattamenti ricevuti.
In genere, per il tumore del colon-retto, il programma di follow-up prevede:
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Visita medica ed esami del sangue
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Ogni 3 mesi nei primi 3 anni
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Ogni 6 mesi nel 4° e 5° anno
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Successivamente, una volta all’anno
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TAC torace e addome alternata ad ecografia addominale
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Ogni 6 mesi nei primi 3 anni
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Poi annualmente fino al 5° anno
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Colonscopia
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Entro 1 anno dall’intervento chirurgico
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Poi a 3 anni
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Successivamente ogni 5 anni
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Il follow-up si estende in genere per 5-10 anni, con una frequenza di controlli più ravvicinata all’inizio, che si dirada progressivamente nel tempo, accompagnando il paziente in un percorso di sorveglianza.
Gruppo Interdisciplinare
Ogni tumore richiede, in tutte le fasi di gestione della malattia, un approccio multidisciplinare che all’Istituto di Candiolo è garantito da un team di diversi specialisti, appartenenti ai vari dipartimenti clinici e chirurgici dell’Istituto: questo team si chiama GIC (Gruppo Interdisciplinare di Cure). Il GIC assicura la presa in carico di ogni paziente per tutto l’iter diagnostico-terapeutico, comprese la prescrizione e la prenotazione degli esami e la comunicazione con il malato e con i suoi familiari. Il GIC definisce e condivide un percorso di cura personalizzato per ogni paziente, basato non solo sulla tipologia e lo stadio del tumore, ma anche sulle caratteristiche del paziente stesso. L’obiettivo è quello di garantirgli il risultato migliore dal punto di vista sia oncologico sia funzionale e il mantenimento di una buona qualità di vita.Il Gruppo lavora inoltre in stretta collaborazione con i ricercatori dell’Istituto per garantire ai pazienti un rapido accesso alle novità prodotte dalla ricerca nello screening, nella diagnosi e nelle terapie.
Divisioni cliniche
Il percorso diagnostico-terapeutico del tumore del colon retto a Candiolo coinvolge diverse divisioni cliniche, tra cui:
- Gastroenterologia ed endoscopia digestiva
- Chirurgia oncologica
- Anestesia e rianimazione
- Oncologia medica
- Radiodiagnostica
- Medicina nucleare
- Radioterapia
- Anatomia patologica
Studi clinici
I ricercatori dell’Istituto di Candiolo sono attivamente impegnati in numerosi progetti di ricerca, sia nazionali sia internazionali, dedicati ai tumori del colon-retto. Questi studi hanno l’obiettivo di migliorare l’efficacia delle cure, ridurne la tossicità e offrire nuove opportunità terapeutiche.
Tra i principali progetti:
- utilizzo della biopsia liquida per personalizzare le terapie biologiche: la biopsia liquida è un test che, a partire da un semplice prelievo di sangue, consente di analizzare il profilo genetico-molecolare del tumore. Questo permette di monitorare l’evoluzione del tumore metastatico e di adattare il protocollo terapeutico in tempo reale, per superare eventuali resistenze ai farmaci
- nuove terapie a bersaglio molecolare progettate per contrastare forme di tumore metastatico al colon che hanno sviluppato resistenza ai trattamenti standard
- studio del ruolo di alimentazione, microbioma intestinale e assunzione di vitamine come modulatori della risposta antitumorale e del loro impatto sul sistema immunitario e sulla tolleranza ai trattamenti
- chirurgia robotica guidata dalla fluorescenza: questa tecnica innovativa viene studiata per facilitare l’identificazione e l’asportazione precisa dei linfonodi durante gli interventi chirurgici sul colon-retto.
In casi selezionati, i pazienti seguiti presso l’Istituto possono avere l’opportunità di partecipare a questi trial clinici, accedendo così a trattamenti innovativi che non sono ancora disponibili nella pratica clinica standard.
Perché sceglierci
All’Istituto di Candiolo IRCCS, ogni paziente affetto da tumore del colon retto è seguito in modo altamente specializzato, grazie al lavoro sinergico di un Gruppo Interdisciplinare di Cura (GIC) dedicato.
Esperienza clinica e approccio su misura
Grazie all’elevato numero di casi trattati ogni anno, l’Istituto di Candiolo è un riferimento nazionale per la presa in carico dei tumori del colon retto. L’esperienza maturata consente di affrontare anche le situazioni più complesse, sempre con un approccio personalizzato, costruito sul profilo clinico e personale di ciascun paziente.
Tecnologie di imaging e diagnostica avanzata
La definizione del piano terapeutico parte sempre da una diagnosi accurata e tempestiva. I pazienti hanno accesso a tecnologie di imaging di ultima generazione, che permettono una valutazione precisa dell’estensione della malattia.
Inoltre l’Istituto offre indagini di laboratorio avanzate e sofisticate, comprese analisi molecolari e genomiche, fondamentali per identificare caratteristiche biologiche del tumore e orientare le decisioni terapeutiche
Tecniche chirurgiche mininvasive e multidisciplinarietà
Quando indicata, la chirurgia viene eseguita con tecniche mininvasive (laparoscopiche o toracoscopiche), che riducono il trauma operatorio, favoriscono un più rapido recupero e migliorano la qualità di vita post-intervento. Ogni scelta terapeutica viene definita all’interno del GIC, garantendo un approccio coerente e integrato.
Ricerca clinica e accesso ai trial
In quanto IRCCS, l’Istituto di Candiolo unisce alla pratica clinica una forte vocazione alla ricerca scientifica. I pazienti possono essere valutati per l’inserimento in trial clinici attivi, che rappresentano una possibilità concreta di accedere a terapie innovative, non ancora disponibili nella pratica standard. La collaborazione tra cura e ricerca è un valore distintivo che si traduce in opportunità concrete per il paziente.
Cura e supporto in ogni fase del percorso
Il Gruppo Interdisciplinare di Cura si prende cura della persona in ogni fase: dalla diagnosi alla terapia, fino al follow-up, con attenzione al supporto nutrizionale, alla salute psicologica e al reinserimento nella vita quotidiana. L’organizzazione dei controlli, delle visite e delle terapie è pensata per garantire continuità e serenità, valorizzando sempre la dimensione umana della cura.