Tumori del rene

Patologia

Il tumore del rene si sviluppa quando alcune cellule dell’organo iniziano a crescere e moltiplicarsi in modo anomalo, formando una massa che può essere benigna o maligna. Nella maggior parte dei casi, il tumore origina dalle cellule che rivestono l’interno dei tubuli renali, le strutture che filtrano il sangue per eliminare le sostanze di scarto attraverso l’urina.

Il tumore del rene rappresenta circa il 3% di tutte le diagnosi oncologiche. È più frequente negli uomini che nelle donne e tende a comparire più spesso dopo i 60 anni.

Negli ultimi anni, grazie all’uso sempre più diffuso di esami di diagnostica per immagini, come ecografie o TAC, molte forme vengono scoperte in fase precoce, quando ancora non danno sintomi e possono essere trattate con maggiori possibilità di guarigione. Nella fase iniziale, l’intervento chirurgico può essere risolutivo nella maggior parte dei casi. Se la malattia è più avanzata, il trattamento diventa più complesso, ma le terapie mirate e l’immunoterapia oggi offrono risultati sempre migliori, permettendo di controllare la malattia anche a lungo termine.

Tipologie

Esistono diverse forme di tumore renale. Le principali sono:

  • Carcinoma a cellule chiare, il più frequente, che rappresenta circa 3 casi su 4;
  • Carcinoma papillare, che interessa circa il 10-15% dei pazienti;
  • Carcinoma cromofobo, più raro, che rappresenta circa il 5% dei casi.

In una piccola percentuale di persone il tumore può svilupparsi in entrambi i reni o presentarsi con più lesioni nello stesso organo. Esistono anche forme rare, come i sarcomi renali, e nei bambini il tumore più comune è il nefroblastoma o tumore di Wilms.

I numeri in Italia

Secondo i dati del registro AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), nel 2022 il tumore del rene ha registrato circa 13.282 nuove diagnosi (8.891 uomini e 4.391 donne).

Fattori di rischio

Alcune condizioni o abitudini possono aumentare la probabilità di sviluppare un tumore del rene. Conoscerle è importante perché, in alcuni casi, si tratta di fattori modificabili su cui si può intervenire per ridurre il rischio

  • fumo di sigaretta;
  • ipertensione;
  • policistosi renale;
  • obesità

Esistono inoltre rare forme ereditarie sindromiche tra le quali la più frequente è la sindrome di Von Hippel Lindau, dove il rischio di sviluppare un tumore a cellule chiare cresce con l’età e raggiunge il 70% a 60 anni. 

Sintomi

Il tumore renale localizzato spesso non provoca sintomi specifici, per questo la diagnosi è spesso casuale, scoperta durante esami fatti per altri motivi. Quando il tumore del rene è avanzato, possono comparire tre segnali tipici: una massa palpabile nell’addome, sangue nelle urine (ematuria) e dolore lombare.

Esistono inoltre sintomi generali causati da sostanze prodotte dal tumore, come perdita di peso, stanchezza intensa, febbricola, anemia, ipertensione e ipercalcemia.

Diagnosi ed esami

Quando la lesione è di piccole dimensioni — pari o inferiori a 4 cm — e presenta caratteristiche solide o cistiche complesse, viene definita piccola massa renale. In questi casi, l’assenza di sintomi è molto frequente e consente, spesso, di intervenire in fase precoce. Quando invece il tumore si manifesta clinicamente, i segni più tipici — oggi rari grazie alla diagnosi anticipata — sono quelli della cosiddetta triade di Virchow:

  • presenza di sangue nelle urine;
  • dolore al fianco o alla regione lombare;
  • massa addominale palpabile, percepibile in alcuni casi durante la visita medica.

Indagini radiologiche

Quando un’ecografia evidenzia una lesione renale di tipo cistico, ma con irregolarità interne o setti sospetti, il primo pensiero diagnostico deve essere quello di una possibile neoplasia. Tuttavia, l’ecografia da sola non basta a confermare la diagnosi: è quindi necessario approfondire con esami di secondo livello.

L’indagine di riferimento è la tomografia computerizzata (TC) dell’addome con mezzo di contrasto. Questo esame permette di:

  • definire con precisione dimensioni e posizione della massa;

  • valutare se il tumore si è esteso oltre il rene (diffusione extrarenale);

  • individuare l’eventuale presenza di linfonodi ingrossati;

  • verificare se vi siano metastasi a distanza.

In alcuni casi, quando la TC non è eseguibile (ad esempio per allergia al mezzo di contrasto o altre controindicazioni) o quando la lesione è particolarmente complessa, si può ricorrere alla risonanza magnetica (RM). Quest’ultima offre immagini dettagliate e rappresenta un’ottima alternativa per completare la valutazione.

Biopsia

Nel percorso diagnostico del tumore renale, in casi selezionati può essere utile eseguire una biopsia renale percutanea, effettuata sotto guida ecografica o TC.
Questa procedura, che prevede il prelievo di un piccolo frammento di tessuto, è indicata soprattutto quando la massa renale presenta caratteristiche atipiche e non consente di formulare con certezza la diagnosi basandosi solo sulle immagini radiologiche.
L’analisi istologica del campione consente di chiarire la natura della lesione e orientare in modo più preciso le scelte terapeutiche.

Esame istologico

I campioni di tessuto renale prelevati con la biopsia vengono inviati al laboratorio di Anatomia Patologica dove vengono sottoposti a esame istologico al microscopio. Se il medico anatomo-patologo rileva cellule tumorali, provvede ad accertare se si tratti o meno di un tumore maligno.

Le masse renali sono infatti suddivisibili, dal punto di vista anatomo-patologico, in tumori benigni e maligni.

Tumori renali benigni

I più frequenti sono:

  • adenoma papillare
  • fibroma o amartoma 
  • angiomiolipoma 
  • oncocitoma 

Tumori renali maligni

Il carcinoma a cellule renali viene suddiviso in:

  • non papillifero, cosiddetto “a cellule chiare”
  • papillifero
  • cromofobo
  • dei dotti collettori

Terapie

Il percorso di cura viene personalizzato per ogni paziente, valutato in base alla sua età, alle sue condizioni di salute e alle caratteristiche della malattia.

In termini di caratteristiche della malattia risulta fondamentale la stadiazione tramite TC torace e addome con mezzo di contrasto, che consente di discriminare fra tumore localizzato e metastatico.

Terapia del tumore localizzato

La chirurgia è il gold standard nel trattamento dei carcinomi renali localizzati. L’approccio chirurgico si divide in radicale e conservativo. Per scegliere l’approccio più adeguato, si utilizzano sistemi di classificazione che valutano la dimensione della massa tumorale, la sua posizione nel rene, il modo in cui cresce (verso l’esterno, l’interno o centralmente) e i rapporti con le strutture interne come il seno renale e le vie escretrici. Questi elementi aiutano anche a prevedere la complessità dell’intervento e il rischio di possibili complicanze.

All’Istituto di Candiolo, grazie a moderne tecnologie di imaging, è possibile creare modelli tridimensionali del rene e della lesione, permettendo una pianificazione chirurgica precisa e personalizzata, volta a massimizzare la conservazione della funzione renale.

Oltre alla chirurgia, per tumori piccoli e selezionati sono disponibili anche trattamenti ablativi mininvasivi, come la radiofrequenza o la crioablazione, nonché la sorveglianza attiva, che prevede un monitoraggio regolare della lesione in pazienti particolarmente fragili o anziani.

Chirurgia

Chirurgia conservativa (nefrectomia parziale)

La chirurgia conservativa, o nefrectomia parziale, è oggi considerata la prima scelta per il trattamento chirurgico del carcinoma renale localizzato in stadio T1. È lo standard di riferimento soprattutto nei casi di piccola massa renale (tumori < 4 cm, stadio T1a).

L’obiettivo di questo approccio è rimuovere la lesione preservando la maggior quantità possibile di tessuto renale sano, per mantenere una buona funzione del rene e ridurre il rischio di complicanze a lungo termine.

La chirurgia conservativa è:

  • un’indicazione assoluta nei pazienti con un solo rene funzionante, con funzionalità renale già ridotta o con tumori presenti in entrambi i reni;

  • la scelta preferenziale anche nei pazienti con rene controlaterale sano, ogni volta che la lesione sia tecnicamente resecabile. In alcuni casi, anche tumori di dimensioni maggiori (oltre 7 cm) possono essere trattati con successo con questa tecnica.

Per definire con precisione i margini e l’estensione della massa, il chirurgo può utilizzare ecografia intraoperatoria, che fornisce immagini in tempo reale durante l’intervento. All’Istituto di Candiolo, inoltre, sono disponibili tecnologie di ricostruzione 3D delle immagini TC, integrate durante la chirurgia robotica, che permettono di pianificare e guidare la resezione con altissima precisione.

Nefrectomia radicale

La nefrectomia radicale è un intervento chirurgico che prevede l’asportazione completa del rene interessato dal tumore, insieme alla fascia di Gerota che lo riveste, al surrene adiacente e a un tratto dell’uretere, dopo aver legato l’arteria renale.

L’operazione può essere eseguita con differenti approcci:

  • a cielo aperto, con una singola incisione;

  • laparoscopico, attraverso piccole incisioni utilizzando strumenti sottili e una telecamera;

  • robot-assistito, che sfrutta sistemi robotici per una maggiore precisione.

Oggi, la nefrectomia radicale laparoscopica rappresenta lo standard di riferimento per i pazienti con tumori renali in stadio T1 non candidabili a chirurgia conservativa (quando la rimozione parziale del rene non è tecnicamente possibile per sede o modalità di crescita della lesione) o in stadio T2. Questo approccio offre il vantaggio di un recupero più rapido e di minori disturbi post-operatori, mantenendo la stessa efficacia dell’intervento tradizionale.

Ablazione a radiofrequenza (RFA) e crioablazione

Le tecniche di ablazione a radiofrequenza (RFA) e crioablazione rappresentano opzioni mininvasive per il trattamento delle piccole masse renali. Queste procedure offrono alcuni vantaggi importanti, come una minore morbilità (causano cioè meno complicazioni, effetti collaterali o problemi legati al trattamento), la possibilità di effettuare il trattamento in regime ambulatoriale in alcuni casi, e la possibilità di intervenire anche su pazienti con un elevato rischio anestesiologico.

Le indicazioni principali per queste metodiche riguardano masse renali di dimensioni inferiori a 4 cm, spesso scoperte in modo accidentale, e localizzate nella porzione corticale del rene. Sono particolarmente utili in:

  • pazienti anziani o con molteplici patologie associate (comorbilità);

  • pazienti con predisposizione genetica allo sviluppo di tumori multipli o successivi nel tempo;

  • pazienti con tumori renali in entrambi i reni;

  • pazienti con un solo rene e ad alto rischio di dover ricorrere a dialisi cronica in caso di resezione chirurgica.

Controindicazioni assolute sono la presenza di coagulopatie non correggibili e condizioni di grave instabilità organica, come quadri settici.

È importante sottolineare che il rischio di recidiva dopo trattamento ablativo è superiore rispetto alla chirurgia conservativa, e ciò può comportare la necessità di ulteriori trattamenti. Tuttavia, per alcuni pazienti queste tecniche rappresentano un’opzione efficace e meno invasiva

Sorveglianza attiva

Negli ultimi anni, insieme alle tecniche di ablazione con sonda, la sorveglianza attiva è diventata una valida alternativa alla chirurgia in pazienti selezionati. Questa strategia è particolarmente indicata per le piccole masse renali di dimensioni inferiori a 4 cm, che oggi vengono spesso diagnosticate in modo casuale, soprattutto in pazienti anziani con diverse patologie concomitanti. In questi pazienti, l’intervento chirurgico può comportare rischi significativi, sia per la mortalità durante l’operazione che per le complicanze postoperatorie. Inoltre, l’aspettativa di vita può essere inferiore al tempo che la malattia impiegherebbe per evolvere.

Va anche ricordato che una quota rilevante di queste piccole lesioni renali — fino al 20% — risulta benigna, cioè non tumorale, dopo approfondimenti diagnostici come la biopsia o l’intervento chirurgico.

La sorveglianza attiva prevede quindi un monitoraggio attento e regolare della massa renale, con controlli periodici tramite esami di imaging, rimandando l’eventuale trattamento a una fase successiva solo se necessario.

Terapia del tumore non localizzato

Circa il 25% dei pazienti si presenta con metastasi alla diagnosi. In questi casi, l’efficacia che le terapie mediche e chirurgiche hanno su questo tipo di malattia è limitata. Sono state tuttavia recentemente introdotte nuove categorie di farmaci, in grado di agire con maggior selettività sulle cellule tumorali e controllare maggiormente la progressione della patologia.

Terapia chirurgica (nefrectomia citoriduttiva)

La nefrectomia radicale — cioè l’asportazione completa del rene malato — è l’unica opzione curativa quando il tumore può essere rimosso completamente. Tuttavia, nei casi in cui la malattia è avanzata e sono presenti metastasi, la nefrectomia non ha più un fine curativo ma può comunque avere un ruolo importante.

In queste situazioni, si parla di nefrectomia citoriduttiva, ovvero un intervento volto a ridurre il più possibile la massa tumorale, anche se non è possibile eliminarla del tutto. Questo intervento può aiutare a migliorare l’efficacia delle terapie sistemiche successive e a controllare i sintomi.

La nefrectomia citoriduttiva è raccomandata quando è tecnicamente possibile e il paziente è in condizioni di affrontare l’intervento, sempre con l’obiettivo di garantire la migliore qualità di vita possibile.

Trattamento chirurgico delle metastasi

In alcuni casi selezionati di tumore renale metastatico, la chirurgia può essere utilizzata per rimuovere le metastasi, soprattutto se sono poche e localizzate in aree accessibili, come i polmoni o il fegato. Questa strategia, chiamata metastasectomia, può contribuire a migliorare il controllo della malattia e, in alcuni pazienti, prolungare la sopravvivenza.

La decisione di intervenire chirurgicamente sulle metastasi viene valutata caso per caso, considerando la quantità, la sede delle metastasi, lo stato generale del paziente e la risposta alle terapie sistemiche.

La metastasectomia è generalmente parte di un approccio multidisciplinare che include terapie mediche come la terapia target o l’immunoterapia.

Radioterapia

La radioterapia può essere impiegata nei pazienti con metastasi cerebrali o ossee che non possono essere rimosse chirurgicamente. In questi casi, la radioterapia contribuisce a ridurre in modo significativo i sintomi, migliorando la qualità della vita.

Terapia medica

L’introduzione dei farmaci biologici ha rivoluzionato il trattamento del carcinoma renale metastatico, offrendo nuove possibilità terapeutiche che hanno migliorato la gestione della malattia.

Oggi, le opzioni di trattamento per il carcinoma renale metastatico includono terapie mirate (target therapy) e immunoterapia. Le terapie target agiscono su specifici meccanismi molecolari alla base della crescita tumorale, bloccando la proliferazione delle cellule tumorali o interrompendo l’afflusso di sangue che nutre il tumore. L’immunoterapia, invece, aiuta il sistema immunitario a riconoscere e combattere le cellule tumorali in modo più efficace.

Supporto continuativo

Un supporto costante prima, durante e dopo le cure, per accompagnare ogni paziente lungo tutto il percorso di trattamento e recupero.

Linea diretta con gli specialisti

Per garantire un supporto tempestivo e diretto e ricevere risposte tempestive a dubbi e domande, all’Istituto di Candiolo è attivo un servizio di assistenza dedicato a tutti i pazienti. Dal lunedì al venerdì, dalle 8.00 alle 17.00, è possibile contattare la segreteria del Day Hospital oncologico al numero 011.993.3775, segnalando la necessità di un consulto urgente.

Il paziente verrà rapidamente messo in contatto con il proprio medico specialista, per ricevere risposte chiare e un supporto immediato.

Cure continue e palliative

Il paziente oncologico è un paziente complesso che necessita di un supporto multidisciplinare per la gestione, non solo della sua patologia, ma anche di tutte le situazioni ad essa associate.

All’Istituto di Candiolo, per i pazienti che ne necessitano o che lo richiedono, sono a disposizione specialisti di diverse discipline per offrire:

    • supporto nutrizionale

    • fisioterapia

    • terapia del dolore

    • gestione di altre patologie compresenti.

Assistenza sociale

Il Servizio Sociale dell’Istituto di Candiolo offre colloqui di informazione e orientamento rivolti ai pazienti e ai loro familiari, per facilitare l’accesso ai servizi del territorio e alle prestazioni assistenziali e previdenziali previste dalla legge (invalidità, agevolazioni per ausili e protesi, congedi lavorativi, ecc.).

Il servizio è disponibile il mercoledì e il venerdì, dalle 9.00 alle 13.00. Per informazioni è possibile chiamare il numero 011.993.3059.

Follow up

L’obiettivo principale del follow-up dopo il trattamento chirurgico del carcinoma renale è la diagnosi precoce di eventuali recidive locali o metastasi a distanza, così da intervenire tempestivamente quando il paziente è ancora potenzialmente curabile.

Nei pazienti con malattia metastatica, il programma di follow-up viene definito in modo personalizzato, mentre per chi ha una malattia localizzata e ha ricevuto un trattamento con intento curativo esistono protocolli standardizzati. Questi tengono conto sia del profilo di rischio individuale sia dell’efficacia del trattamento eseguito.

È importante ricordare che in alcune situazioni specifiche, come dopo trattamenti con radiofrequenza (RFA) o crioablazione, in tumori di grandi dimensioni (>7 cm) sottoposti a chirurgia conservativa renale, o in caso di margini chirurgici positivi, il rischio di recidiva locale è più elevato. In questi casi, il follow-up sarà intensificato per garantire un monitoraggio più attento.

Gruppo Interdisciplinare

Ogni tumore richiede, in tutte le fasi di gestione della malattia, un approccio multidisciplinare che all’Istituto di Candiolo è garantito da un team di diversi specialisti, appartenenti ai vari dipartimenti clinici e chirurgici dell’Istituto: questo team si chiama GIC (Gruppo Interdisciplinare di Cure). Il GIC assicura la presa in carico di ogni paziente per tutto l’iter diagnostico-terapeutico, comprese la prescrizione e la prenotazione degli esami e la comunicazione con il malato e con i suoi familiari. Il GIC definisce e condivide un percorso di cura personalizzato per ogni paziente, basato non solo sulla tipologia e lo stadio del tumore, ma anche sulle caratteristiche del paziente stesso. L’obiettivo è quello di garantirgli il risultato migliore dal punto di vista sia oncologico sia funzionale e il mantenimento di una buona qualità di vita.Il Gruppo lavora inoltre in stretta collaborazione con i ricercatori dell’Istituto per garantire ai pazienti un rapido accesso alle novità prodotte dalla ricerca nello screening, nella diagnosi e nelle terapie.

Divisioni cliniche

Il percorso diagnostico-terapeutico del tumore al rene a Candiolo coinvolge diverse divisioni cliniche, tra cui:

Studi clinici

Sono in corso studi innovativi nel campo della chirurgia robotica per il trattamento del tumore renale. Tra questi, si sta sviluppando una tecnologia di 3D Image Guided Surgery (3D@ROBOT SURGERY), che utilizza modelli virtuali tridimensionali ad alta definizione per migliorare la pianificazione preoperatoria e consentire una navigazione intraoperatoria in tempo reale, aumentando così la precisione dell’intervento.

In casi selezionati, i pazienti possono inoltre avere l’opportunità di partecipare a trial clinici che mirano a valutare l’efficacia e la sicurezza di nuove tecniche chirurgiche, farmaci o approcci terapeutici innovativi. La partecipazione a questi studi rappresenta una possibilità importante per accedere a trattamenti all’avanguardia, sempre sotto attento controllo medico.

Perché sceglierci

All’Istituto di Candiolo IRCCS, ogni paziente affetto da tumore del rene è seguito in modo altamente specializzato, grazie al lavoro sinergico di un Gruppo Interdisciplinare di Cura (GIC) dedicato.

Esperienza clinica e approccio su misura

Grazie all’elevato numero di casi trattati ogni anno, l’Istituto di Candiolo è un riferimento nazionale per la presa in carico dei tumori dell’esofago. L’esperienza maturata consente di affrontare anche le situazioni più complesse, sempre con un approccio personalizzato, costruito sul profilo clinico e personale di ciascun paziente.

Tecnologie di imaging e diagnostica avanzata

La definizione del piano terapeutico parte sempre da una diagnosi accurata e tempestiva. I pazienti hanno accesso a tecnologie di imaging di ultima generazione, che permettono una valutazione precisa dell’estensione della malattia.

Inoltre l’Istituto offre indagini di laboratorio avanzate e sofisticate, comprese analisi molecolari e genomiche, fondamentali per identificare caratteristiche biologiche del tumore e orientare le decisioni terapeutiche

Tecniche chirurgiche mininvasive e multidisciplinarietà

Quando indicata, la chirurgia viene eseguita con tecniche mininvasive (laparoscopiche o toracoscopiche), che riducono il trauma operatorio, favoriscono un più rapido recupero e migliorano la qualità di vita post-intervento. Ogni scelta terapeutica viene definita all’interno del GIC, garantendo un approccio coerente e integrato.

Ricerca clinica e accesso ai trial

In quanto IRCCS, l’Istituto di Candiolo unisce alla pratica clinica una forte vocazione alla ricerca scientifica. I pazienti possono essere valutati per l’inserimento in trial clinici attivi, che rappresentano una possibilità concreta di accedere a terapie innovative, non ancora disponibili nella pratica standard. La collaborazione tra cura e ricerca è un valore distintivo che si traduce in opportunità concrete per il paziente.

Cura e supporto in ogni fase del percorso

Il Gruppo Interdisciplinare di Cura si prende cura della persona in ogni fase: dalla diagnosi alla terapia, fino al follow-up, con attenzione al supporto nutrizionale, alla salute psicologica e al reinserimento nella vita quotidiana. L’organizzazione dei controlli, delle visite e delle terapie è pensata per garantire continuità e serenità, valorizzando sempre la dimensione umana della cura.