Patologia
Il tumore della prostata è la neoplasia più frequente tra gli uomini, rappresentando circa il 19,8% di tutti i tumori maschili in Italia. Si sviluppa quando alcune cellule della ghiandola prostatica crescono in modo incontrollato e acquisiscono caratteristiche di malignità.
La prostata è un organo presente solo negli uomini, situato sotto la vescica e davanti al retto. Ha le dimensioni di una noce e produce parte del liquido seminale. È molto sensibile agli ormoni maschili, in particolare al testosterone, che ne influenzano lo sviluppo. Con l’avanzare dell’età, la ghiandola può ingrossarsi, causando disturbi urinari che non sempre sono legati a un tumore.
I numeri in Italia
Secondo il rapporto AIOM–AIRTUM “I numeri del cancro in Italia 2024”, nel nostro Paese nel 2024 sono stati diagnosticati circa 40.192 nuovi casi. Nonostante l’elevata incidenza, la prognosi è generalmente favorevole: la sopravvivenza a 5 anni è del 91%, una delle più alte tra i tumori, anche considerando l’età media avanzata dei pazienti.
Tipologie
Il tumore della prostata nella grande maggioranza dei casi è un adenocarcinoma, cioè un tumore che nasce dalle cellule ghiandolari responsabili della produzione del liquido seminale. Esistono forme molto più rare, come il carcinoma a cellule piccole (neuroendocrino) o il carcinoma duttale, che tendono a crescere più velocemente, e altre ancora più rare come i tumori stromali o i sarcomi, che originano dal tessuto di sostegno della ghiandola.
In casi eccezionali, la prostata può essere sede di metastasi provenienti da altri tumori, ma questa evenienza è poco comune.
Sintomi
Nelle prime fasi, il tumore della prostata di solito non provoca alcun disturbo. La scoperta avviene spesso durante controlli di routine dall’urologo, che possono includere l’esplorazione rettale e l’esame del PSA tramite analisi del sangue. Talvolta la diagnosi è del tutto casuale, mentre si indagano altre patologie.
Con l’aumento delle dimensioni della massa tumorale, possono comparire disturbi urinari come difficoltà ad avviare la minzione, bisogno di urinare più frequentemente, dolore durante la minzione, presenza di sangue nelle urine o nello sperma, sensazione di svuotamento incompleto della vescica o, se il tumore interessa il retto, difficoltà nella defecazione. Nei casi più avanzati, la malattia può causare dolore osseo, debolezza agli arti inferiori o segni di compressione del midollo spinale dovuti a metastasi.
Alla comparsa di questi disturbi, è consigliabile rivolgersi al medico o allo specialista urologo per valutare la necessità di ulteriori esami.
Fattori di rischio
Nel caso del carcinoma prostatico, i principali fattori di rischio per il suo sviluppo sono:
- l’avanzamento dell’età, sia per il normale invecchiamento delle cellule, sia per la maggiore possibilità di esposizione ad altri fattori di rischio;
- familiarità: è più probabile lo sviluppo di tumore prostatico se si hanno consanguinei (padre, fratelli) affetti a loro volta dalla patologia;
- etnia: il carcinoma alla prostata è più frequente negli afroamericani e nella popolazione scandinava, seguiti dai caucasici e infine dagli asiatici;
- sedentarietà;
- inquinamento atmosferico;
- dieta ricca di grassi e di carne e povera di frutta e verdura;
- alti livelli di testosterone: questo ormone non è sicuramente una causa diretta del tumore, ma ne favorisce il mantenimento e la progressione;
- radiazioni ionizzanti.
Alcuni fattori alimentari hanno invece un effetto protettivo: la soia (che contiene fitoestrogeni), il pomodoro (che contiene licopene), la frutta (in particolare il melograno), il té verde, la vitamina E in quantità adeguate.
Diagnosi ed esami
Solitamente l’iter diagnostico del tumore della prostata comincia con una visita dal medico di medicina generale che, sulla base dell’esito della visita, di eventuali sintomi riportati dal paziente e delle informazioni raccolte sulla sua storia familiare, può suggerire una visita specialistica con l’urologo per una valutazione più approfondita ed eventualmente per eseguire esami specifici.
Esplorazione rettale
Il primo esame per diagnosticare un tumore della prostata è l’esplorazione rettale, che viene effettuata direttamente dall’urologo.
Il medico, dopo aver indossato un guanto lubrificato, inserisce un dito attraverso l’ano per palpare la parete posteriore della prostata, valutarne le dimensioni e la consistenza, e per riscontrare l’eventuale presenza di noduli sospetti.
Questo esame, che può essere fastidioso ma di solito non è doloroso, è importante perché circa il 70% dei tumori si sviluppano proprio vicino alla parte esterna della prostata e, in circa il 20% dei casi, vengono individuati con l’esplorazione rettale.
Dosaggio del PSA
Il PSA, Antigene Prostatico-Specifico, è una proteina prodotta dalla prostata che serve a fluidificare il liquido seminale e che è sempre presente in piccola quantità nel sangue. Il suo livello però tende ad aumentare con l’avanzare dell’età e/o in caso di problemi alla prostata: prostatite (infiammazione), iperplasia (aumento di volume) e tumore. Per misurarne il livello basta un semplice prelievo di sangue; un livello normale del PSA è compreso tra 0 e 4 ng/ml.
Tuttavia questa misura non è molto significativa perché nel 30% dei casi il PSA può risultare nella norma nonostante la presenza di tumore della prostata. È utile quindi misurare anche la variazione nel tempo del livello del PSA: infatti più rapidamente questo livello aumenta più è probabile che sia indice della presenza di tumore, di prostatite o di iperplasia della prostata.
L’interpretazione del risultato dell’esame terrà sempre in considerazione anche l’età e la storia clinica del paziente.
Risonanza Magnetica multiparametrica
Questo esame diagnostico, che si basa sull’utilizzo di onde elettromagnetiche, permette di rilevare nella prostata la presenza di aree sospette. Si definisce multiparametrica proprio perché permette di valutare la prostata attraverso diversi parametri, in modo molto accurato. È infatti in grado di identificare lesioni di dimensioni anche inferiori a 1 centimetro e aiuta a distinguere quelle maligne da quelle benigne.
Se viene identificato un tumore, questo esame permette di valutarne l’estensione e di guidare la scelta di un eventuale successivo trattamento.
Si effettua presso la Divisione di Radiodiagnostica.
Biopsia
Se in seguito ai primi esami l’urologo sospetta la presenza di un tumore – per esempio se ha rilevato un nodulo con l’esplorazione rettale, se il dosaggio del PSA è superiore alla norma e se gli esami di imaging hanno mostrato zone sospette – è necessario effettuare una biopsia, che consiste nel prelievo di alcuni campioni di cellule dalla prostata.
La biopsia si svolge con la guida dell’ecografia (quindi comporta l’inserimento della sonda ecografica nel retto). I prelievi di tessuto (di solito tra 4 e 18) si effettuano tramite un ago che viene inserito nella prostata attraverso il retto (agobiopsia transrettale) oppure attraverso la zona compresa tra i testicoli e l’ano (agobiopsia transperineale).
Oggi i nuovi sistemi permettono di eseguire biopsie prostatiche mirate a livello delle aree sospette agli esami di imaging aumentando quindi la capacità diagnostica della biopsia prostatica: si tratta della cosiddetta “fusion biopsy”.
La biopsia si esegue di solito in ambulatorio in anestesia locale. Può essere fastidiosa e causare un sanguinamento che, nella maggior parte dei casi, è leggero e si manifesta con tracce di sangue nelle urine e nello sperma nei giorni successivi all’esame.
Esame istologico
I campioni di tessuto prostatico prelevati con la biopsia vengono inviati al laboratorio di Anatomia Patologica dove vengono sottoposti a esame istologico al microscopio. Se il medico anatomopatologo rileva cellule tumorali, provvede ad accertarsi se si tratta di un tumore maligno; in questo caso viene valutato il grado di malignità (o aggressività) della malattia.
Il grado di aggressività del tumore definisce quanto le cellule tumorali si differenziano rispetto a quelle sane. Esso viene indicato con il cosiddetto grado “Gleason”, che si presenta come la somma di due numeri:
- i tumori di grado 6 (3+3) sono i meno aggressivi
- i tumori di grado 7 (3+4 e 4+3) hanno un’aggressività intermedia
- i tumori compresi tra il grado 8 (4+4) e il grado 10 (5+5) sono molto aggressivi.
Stadiazione clinica
In caso di tumore mediamente o molto aggressivo, è necessario effettuare altri esami per verificare l’eventuale diffusione della malattia nei linfonodi o in altri organi e quindi per stabilire l’estensione (o stadio) del tumore.
Gli esami normalmente indicati in questi casi sono la TAC, la Scintigrafia ossea e la PET. In base all’esito di uno o più di questi esami viene definito lo stadio del tumore che si esprime con i parametri TNM, dove T indica la dimensione del tumore, N lo stato dei linfonodi (se intaccati o no) e M la presenza di metastasi.
Correlando questi tre parametri con il grado di Gleason e il livello di PSA viene stabilito il grado di rischio del tumore: basso, intermedio o alto.
TAC (Tomografia Assiale Computerizzata)
La TAC del tratto addome-pelvi è un esame che sfrutta le radiazioni ionizzanti (raggi X) per creare immagini tridimensionali molto dettagliate di aree interne al corpo. Per aiutare la visualizzazione delle immagini prodotte dallo strumento viene iniettato un mezzo di contrasto.
Si effettua presso la Divisione di Radiodiagnostica.
Scintigrafia ossea
La Scintigrafia ossea viene eseguita per verificare l’eventuale presenza di metastasi alle ossa. Tramite la somministrazione di un radiofarmaco che va a distribuirsi nei tessuti sani, la scintigrafia consente uno studio approfondito dell’osso, perché permette di analizzare il processo di trasformazione e il modo in cui le ossa si rigenerano.
PET (Tomografia a Emissione di Positroni)
La PET è un esame che indica la presenza e l’attività del tumore evidenziando il metabolismo anomalo delle cellule. Nel caso di tumore alla prostata, viene iniettato un radiofarmaco (colina o PSMA), che si concentra in maniera elevata nelle cellule del tumore, dovunque siano localizzate. Da qui il radiofarmaco emette segnali che vengono trasformati in immagini.
La PET si effettua presso la Divisione di Medicina Nucleare.
Terapie
Dopo la conferma della diagnosi, gli specialisti del team multidisciplinare si riuniscono per concordare un percorso di cura personalizzato per ogni paziente, valutato in base alla sua età, alle sue condizioni di salute e alle caratteristiche della malattia. Alla fine della discussione tra i vari specialisti viene presentata al paziente la terapia che i medici ritengono ideale per il suo caso; se vi sono più terapie vengono discussi con lui vantaggi e svantaggi dei diversi approcci.
Per tumori molto iniziali, la scelta del trattamento può consistere nella sorveglianza attiva, che implica controllare l’evoluzione del tumore senza intervenire, facendo dosaggi frequenti del PSA (in media ogni 3-4 mesi) e biopsia e/o Risonanza Magnetica a scadenze predefinite. Nel caso di pazienti molto anziani e affetti da altre patologie concomitanti, con un tumore a bassa o intermedia malignità, si può optare per un approccio che prevede il monitoraggio clinico, evitando immediati trattamenti invasivi.
In tutti gli altri casi, a seconda dell’aggressività e dell’estensione del tumore, il trattamento può includere la chirurgia, la radioterapia e l’ormonoterapia, impiegate singolarmente o in associazione tra loro. Nei casi di tumore molto avanzato o metastatico si può effettuare anche la chemioterapia.
Per alcuni pazienti selezionati, affetti da tumori particolarmente aggressivi e per i quali le terapie standard non si fossero rivelate efficaci, esiste anche la possibilità di ricevere terapie sperimentali all’interno di studi clinici condotti dai ricercatori dell’Istituto. Nel caso in cui questa opzione venga considerata praticabile dal team multidisciplinare, sarà proposta e spiegata al paziente con il quale verrà presa una decisione condivisa.
Chirurgia
Quando il tumore è localizzato all’interno della prostata, è necessario un intervento chirurgico di rimozione della prostata (prostatectomia).
All’Istituto di Candiolo per questo tipo di intervento si utilizza la chirurgia robotica: il chirurgo, da una postazione computerizzata, manovra i bracci di un robot che terminano con strumenti chirurgici miniaturizzati – con i quali effettua incisioni di pochi millimetri – e con una telecamera 3D. Il robot offre al chirurgo immagini ad alta definizione per agevolarlo durante la procedura che, essendo priva del tremore fisiologico della mano, consente l’esecuzione di movimenti molto precisi.
Si tratta di una metodica estremamente mininvasiva che comporta molti vantaggi per il paziente rispetto alla chirurgia tradizionale (a cielo aperto): la durata dell’intervento è più breve, l’atto operatorio è più accurato ed efficace nel preservare, quando possibile, i nervi che controllano la continenza urinaria e l’erezione, diminuiscono i rischi di sanguinamento e di infezione e le cicatrici sono ridotte. Tutto questo implica anche una degenza più breve e tempi di recupero più rapidi.
Nei pazienti con tumore più aggressivo, il chirurgo provvede ad asportare anche i linfonodi (linfadenectomia) che potrebbero essere intaccati dalla malattia.
Dopo aver rimosso la prostata, il chirurgo ripristina la continuità della via urinaria collegando la vescica all’uretra con alcuni punti. Per permettere la guarigione dei tessuti ricostruiti viene inserito un catetere che fa defluire l’urina in un sacchetto esterno e che in genere viene tolto prima della dimissione del paziente.
Quando non è possibile asportare chirurgicamente la prostata perché il paziente soffre di altre patologie oppure è in età molto avanzata, oppure quando la malattia si ripresenta di basso grado od in alternativa in caso di recidiva post-radioterapia, è possibile ricorrere ad una tecnica di chirurgia mininvasiva:
-
- la tecnica HIFU (High Intensity Focused Ultrasound), che utilizza ultrasuoni focalizzati ad alta intensità guidati attraverso un sistema robotizzato per distruggere il tumore preservando i tessuti circostanti e le funzioni sessuale ed urinaria;
-
- la crioterapia, una tecnica che utilizza il freddo per colpire selettivamente il tumore; consiste nell’inserimento nella prostata di aghi che, generando temperature inferiori allo 0°C, provocano la morte delle cellule tumorali.
Radioterapia
La radioterapia è una terapia localizzata, non invasiva che, attraverso l’uso di radiazioni a elevata energia (radiazioni ionizzanti), è in grado di danneggiare e portare alla necrosi le cellule neoplastiche localizzate a livello dell’area di trattamento,
La radioterapia viene effettuata comunemente in regime ambulatoriale, con cadenza quotidiana, o in casi selezionati a giorni alterni, sabato, domenica e giorni festivi esclusi. La durata di ogni trattamento varia in genere tra dieci a venti minuti e il numero di sedute dipendono da diversi fattori, sia legate al- le tecniche radioterapiche che allo stadio di malattia, e in generale variano da una a quattro-sei settimane. Tale trattamento non rende radioattivi, e permette di stare a contatto con le altre persone senza pericoli durante tutto il periodo.
Le indicazioni a una radioterapia nel tumore della prostata sono molteplici, e variano in base alla classe di rischio e alla presentazione di malattia.
Può quindi essere proposta una radioterapia:
-
- nel paziente con nuova diagnosi di tumore prostatico, in alternativa all’intervento chirurgico (radioterapia esclusiva), garantendo la stessa efficacia terapeutica. In caso di malattia localizzata può essere utilizzata una radioterapia con tecnica sterotassica (tecnica ad alta complessità che prevede l’erogazione di elevate dosi per frazione con estrema precisione in un numero ridotto di sedute) di cinque o sette sedute a giorni alterni associata o meno a terapia ormonale. In alternativa, in caso di malattia a più alto rischio, può essere proposto un trattamento convenzionale (ipofrazionamento moderato) di 26 sedute associata o meno alla terapia ormonale;
-
- nel paziente operato di prostatectomia, subito dopo l’intervento chirurgico, se sono presenti fattori di rischio per una recidiva locale (radioterapia post operatoria), o in caso di successivo incremento del PSA (radioterapia di salvataggio);
-
- può essere proposta caso di comparsa di metastasi linfonodali oppure ossee o di sintomi connessi alla malattia.
Ormonoterapia
Nel trattamento del tumore della prostata, l’ormonoterapia – chiamata anche terapia ormonale o endocrina – ha lo scopo di impedire la produzione o di bloccare l’azione del testosterone, l’ormone maschile prodotto dai testicoli che influisce sulla crescita del cancro perché ne stimola la moltiplicazione cellulare.
L’ormonoterapia può essere utilizzata:
-
- prima della chirurgia e/o della radioterapia, per ridurre il volume della prostata;
-
- dopo la chirurgia e la radioterapia, per ridurre il rischio di recidiva, o in combinazione con la radioterapia nei tumori a rischio intermedio–alto;
-
- per il trattamento dei tumori in stadio avanzato o metastatico.
Esistono due principali categorie di farmaci anti-ormonali per il tumore della prostata:
- i farmaci analoghi del GnRH, che bloccano la produzione del testosterone e si somministrano per iniezione intramuscolare o sottocute, a intervalli di 1-3 mesi;
- i farmaci antiandrogeni, che si legano alle proteine presenti sulla superficie delle cellule tumorali, impedendo al testosterone di entrare; si somministrano in compresse da assumere giornalmente, spesso anche in associazione con gli analoghi del GnRH.
L’ormonoterapia, che si può effettuare a domicilio, può tenere il tumore sotto controllo per diversi anni. La sua efficacia va monitorata con controlli periodici del PSA.
Recentemente sono stati introdotti farmaci ormonali di seconda generazione che migliorano il controllo del tumore.
Chemioterapia
La chemioterapia ostacola la crescita e la riproduzione delle cellule e provoca la morte di quelle che si moltiplicano più velocemente del normale, caratteristica tipica delle cellule tumorali.
Nella cura del tumore della prostata, la chemioterapia si utilizza di solito nei pazienti con tumore avanzato che non rispondono alla terapia ormonale, per attenuare i sintomi della malattia.
La chemioterapia si somministra in cicli, per via endovenosa, in regime di Day-hospital; ogni ciclo si protrae per alcuni giorni ed è seguito da qualche settimana di riposo. Il numero di cicli dipende dal tipo di tumore e dalla risposta ai farmaci, che può variare molto da paziente a paziente. Il farmaco più impiegato è il Docetaxel.
Supporto continuativo
Nel nostro Istituto offriamo un sostegno continuo in ogni fase della malattia, affiancando il paziente dal momento della diagnosi fino al completamento delle terapie e alla ripresa della vita quotidiana.
Gestione degli effetti collaterali
Tutte le cure oncologiche comportano effetti collaterali che impattano più o meno pesantemente sulla qualità di vita. Alla Prostate Cancer Unit dell’Istituto di Candiolo il paziente, prima di iniziare le cure, viene informato dei possibili effetti collaterali che ogni opzione terapeutica comporta e delle possibili soluzioni. I medici e gli infermieri del team multidisciplinare sono a disposizione del paziente per fornirgli tutto il supporto necessario a gestire i diversi effetti collaterali che dovrà affrontare nel percorso di cura.
Gli effetti collaterali più importanti causati dalle terapie contro il tumore della prostata sono la disfunzione erettile e l’incontinenza urinaria.
Per risolvere la disfunzione erettile è possibile intraprendere un percorso di riabilitazione che include l’assunzione di farmaci specifici e il supporto di uno psicologo.
Per superare l’incontinenza urinaria, con l’aiuto di un fisioterapista si possono imparare esercizi specifici per la riabilitazione del pavimento pelvico.
Supporto psicologico
Il tumore della prostata può avere un impatto importante anche sulla sfera psicologica: spesso infatti la malattia insorge in un periodo delicato della persona, che coincide con la conclusione dell’attività lavorativa, e può anche causare disturbi, come l’incontinenza urinaria e le disfunzioni sessuali, che possono comprometterne l’autostima e le relazioni.
Per questo alla Prostate Cancer Unit dell’Istituto di Candiolo ad ogni paziente che ne necessita è offerto un supporto psicologico qualificato, che lo aiuta ad affrontare positivamente la diagnosi, le cure e gli effetti collaterali delle terapie e a ridefinire il proprio ruolo sociale e lavorativo.
È possibile partecipare anche a gruppi di sostegno psicologico per confrontarsi con altre persone che hanno vissuto o vivono la stessa esperienza.
Linea diretta con gli specialisti
Per garantire un supporto tempestivo e diretto e ricevere risposte tempestive a dubbi e domande, all’Istituto di Candiolo è attivo un servizio di assistenza dedicato a tutti i pazienti.
Dal lunedì al venerdì, dalle 8.00 alle 17.00, è possibile contattare la segreteria del Day Hospital oncologico al numero 011.993.3775, segnalando la necessità di un consulto urgente.
Il paziente verrà rapidamente messo in contatto con il proprio medico specialista, per ricevere risposte chiare e un supporto immediato.
Cure continue e cure palliative
Il paziente oncologico è una persona con bisogni complessi che richiede un supporto multidisciplinare non solo per la malattia tumorale, ma anche per tutte le problematiche correlate.
All’Istituto di Candiolo, i pazienti che lo necessitano o lo richiedono possono accedere a specialisti in diverse aree per ricevere supporto nutrizionale, fisioterapia, terapia del dolore e gestione di altre patologie associate.
Consulenza genetica
Soltanto il 5-10% dei tumori della prostata è dovuto a una mutazione ereditaria di alcuni geni – come il gene HPC1 o i geni BRCA1 e BRCA2 – che si trasmette dai genitori ai figli.
Le persone sane portatrici di queste mutazioni, oltre ad avere più possibilità di ammalarsi, possono sviluppare un tumore della prostata in età giovanile, prima dei 50 anni, e in forma più aggressiva. Per questo motivo i pazienti che hanno già sviluppato un tumore della prostata particolarmente aggressivo e hanno un altro membro della famiglia che ha avuto questo tumore prima dei 60 anni dovrebbero ricorrere alla consulenza genetica.
La Prostate Cancer Unit dell’Istituto di Candiolo dispone di un ambulatorio per il counselling genetico dove un medico genetista, esperto di tumori eredo-familiari, offre ai pazienti che ne necessitano una consulenza per la valutazione del rischio oncologico e la possibilità di eseguire i test genetici, oltre a un programma di sorveglianza diagnostica per le persone sane ad alto rischio genetico.
Assistenza sociale
Il Servizio Sociale dell’Istituto di Candiolo effettua colloqui di informazione e orientamento ai pazienti e ai loro familiari su come accedere ai servizi del territorio e su come ottenere le prestazioni assistenziali e previdenziali previste dalla legge (invalidità, agevolazioni per ausili e protesi, congedi lavorativi ecc.).
Il servizio è attivo il mercoledì e il venerdì dalle 9.00 alle 13.00 (telefono: 011 9933059).
Follow up
Con la conclusione del percorso di cura inizia il periodo di follow up durante il quale, mediante una serie di esami e di visite, vengono monitorati gli effetti collaterali delle terapie effettuate e la loro efficacia e si valuta il recupero del paziente. Le visite di follow up sono importanti soprattutto per intercettare precocemente eventuali recidive, in modo da intervenire con una terapia idonea. Sono anche una preziosa occasione di dialogo con il proprio medico specialista.
È lo stesso oncologo della Prostate Cancer Unit che programma le visite di controllo, nelle quali vengono valutate le condizioni di salute del paziente, può essere effettuata l’esplorazione rettale e vengono visionati i referti degli esami richiesti.
Il programma di follow up del tumore della prostata prevede l’esame del dosaggio del PSA, e, in caso di valori sospetti, l’eventuale esecuzione di Risonanza Magnetica di controllo e/o PET (Tomografia a Emissione di Positroni).
Gruppo Interdisciplinare
Ogni tumore richiede, in tutte le fasi di gestione della malattia, un approccio multidisciplinare che all’Istituto di Candiolo è garantito da un team di diversi specialisti, appartenenti ai vari dipartimenti clinici e chirurgici dell’Istituto: questo team si chiama GIC (Gruppo Interdisciplinare di Cure). Il GIC assicura la presa in carico di ogni paziente per tutto l’iter diagnostico-terapeutico, comprese la prescrizione e la prenotazione degli esami e la comunicazione con il malato e con i suoi familiari. Il GIC definisce e condivide un percorso di cura personalizzato per ogni paziente, basato non solo sulla tipologia e lo stadio del tumore, ma anche sulle caratteristiche del paziente stesso. L’obiettivo è quello di garantirgli il risultato migliore dal punto di vista sia oncologico sia funzionale e il mantenimento di una buona qualità di vita.Il Gruppo lavora inoltre in stretta collaborazione con i ricercatori dell’Istituto per garantire ai pazienti un rapido accesso alle novità prodotte dalla ricerca nello screening, nella diagnosi e nelle terapie.
Divisioni cliniche
Il percorso diagnostico-terapeutico del tumore alla prostata a Candiolo coinvolge diverse divisioni cliniche, tra cui:
- Chirurgia Urologica
- Oncologia Medica
- Anestesia e rianimazione
- Medicina nucleare
- Radioterapia
- Radiodiagnostica
- Anatomia patologica
Studi clinici
All’Istituto di Candiolo sono in corso numerosi studi clinici e sperimentali sul tumore della prostata, inseriti in progetti nazionali e internazionali. Per coordinarli è attiva una Clinical Trial Unit, che riunisce data manager, infermieri, ricercatori, oncologi, ingegneri, radiologi e chirurghi specializzati in questa patologia.
L’accesso agli studi sperimentali avviene solo in casi selezionati, quando il Gruppo Interdisciplinare valuta che il paziente possa trarne un potenziale beneficio e le terapie standard non siano sufficienti. In questi casi, le opzioni disponibili vengono illustrate in modo chiaro al paziente, con il quale si prende una decisione condivisa.
Le principali aree di ricerca includono:
- sviluppo di tecnologie di chirurgia robotica avanzata, come il progetto 3D Image Guided Surgery / 3D@ROBOT SURGERY, con modelli virtuali tridimensionali ad alta definizione per pianificazione preoperatoria e navigazione intraoperatoria in tempo reale;
- analisi delle singole cellule tumorali per identificare marcatori specifici e alterazioni del DNA utili a prevedere l’evoluzione della malattia e sviluppare terapie mirate;
- immunoterapia per forme resistenti alla terapia ormonale, volta a stimolare il sistema immunitario a riconoscere e distruggere le cellule tumorali.
- ricerca di marcatori predittivi per selezionare meglio i pazienti che possono trarre beneficio dall’immunoterapia.
Perché sceglierci
All’Istituto di Candiolo IRCCS, ogni paziente affetto da tumore della prostata è seguito in modo altamente specializzato, grazie al lavoro sinergico di un Gruppo Interdisciplinare di Cura (GIC) dedicato.
Esperienza clinica e approccio su misura
Grazie all’elevato numero di casi trattati ogni anno, l’Istituto di Candiolo è un riferimento nazionale per la presa in carico dei tumori dell’esofago. L’esperienza maturata consente di affrontare anche le situazioni più complesse, sempre con un approccio personalizzato, costruito sul profilo clinico e personale di ciascun paziente.
Tecnologie di imaging e diagnostica avanzata
La definizione del piano terapeutico parte sempre da una diagnosi accurata e tempestiva. I pazienti hanno accesso a tecnologie di imaging di ultima generazione, che permettono una valutazione precisa dell’estensione della malattia.
Inoltre l’Istituto offre indagini di laboratorio avanzate e sofisticate, comprese analisi molecolari e genomiche, fondamentali per identificare caratteristiche biologiche del tumore e orientare le decisioni terapeutiche.
Tecniche chirurgiche mininvasive e multidisciplinarietà
Quando indicata, la chirurgia viene eseguita con tecniche mininvasive (laparoscopiche o toracoscopiche), che riducono il trauma operatorio, favoriscono un più rapido recupero e migliorano la qualità di vita post-intervento. Ogni scelta terapeutica viene definita all’interno del GIC, garantendo un approccio coerente e integrato.
Ricerca clinica e accesso ai trial
In quanto IRCCS, l’Istituto di Candiolo unisce alla pratica clinica una forte vocazione alla ricerca scientifica. I pazienti possono essere valutati per l’inserimento in trial clinici attivi, che rappresentano una possibilità concreta di accedere a terapie innovative, non ancora disponibili nella pratica standard. La collaborazione tra cura e ricerca è un valore distintivo che si traduce in opportunità concrete per il paziente.
Cura e supporto in ogni fase del percorso
Il Gruppo Interdisciplinare di Cura si prende cura della persona in ogni fase: dalla diagnosi alla terapia, fino al follow-up, con attenzione al supporto nutrizionale, alla salute psicologica e al reinserimento nella vita quotidiana. L’organizzazione dei controlli, delle visite e delle terapie è pensata per garantire continuità e serenità, valorizzando sempre la dimensione umana della cura.